New York. Il New York Times è diventato antiabortista, diffonde giudizi morali contro la donna e insulta l’America e il mondo, si lamenta Debbie Nathan sul numero in edicola della rivista liberal The New Republic. Le pagine degli editoriali continuano a essere coerenti con l’ortodossia progressista sul diritto della donna a interrompere la gravidanza, “ma il resto del giornale – scrive la saggista – spesso non si sente a suo agio con la concreta applicazione di questi principi. Non passa stagione senza che un articolo del giornale o un’inchiesta del magazine non racconti come le donne che ricorrono all’aborto agiscano in modo egoistico, insano e crudele”. Debbie Nathan si riferisce all’articolo sul “primo dolore” che sentirebbero i feti, pubblicato domenica dal magazine e ripreso martedì dal Foglio, il cui sottotitolo era “non sono soltanto i militanti anti aborto a sostenere che il primo dolore si sente nel grembo”. Ci sono stati altri servizi a inquietare Debbie Nathan: a gennaio c’è stato un articolo sulla “sindrome post aborto” che, secondo la Nathan, non esiste se non nelle strumentali argomentazioni di chi vuole ribaltare la sentenza Roe contro Wade che nel 1973 ha reso legale l’aborto. L’accusa al Times, un tempo bastione dei diritti riproduttivi, è circostanziata: “Le notizie che pubblica lanciano ogni tanto messaggi strani e contraddittori sull’aborto”. Uno di questi strani messaggi è quello contenuto in un servizio sulle giovani donne single cinesi che ricorrono all’aborto. Scrive la Nathan: “Il punto dell’articolo sembrava essere che quando, tempo fa, la Cina costringeva le donne sposate ad avere un solo figlio, non era colpa loro se ricorrevano all’aborto, mentre ora le donne giovani e single lo fanno volontariamente. E che questo sia un male”. Gli esempi sono più d’uno, così la saggista pro choice si chiede “che cosa stia succedendo al New York Times?”. La risposta è questa: “Forse gli sta capitando ciò che succede nell’intera cultura: i liberal e anche le femministe hanno abboccato al ragionamento secondo cui l’aborto è fondamentalmente immorale e che se le donne venissero istruite e fornite di contraccetivi non sarebbero costrette a interrompere alcuna gravidanza”. Il giornale così si occupa delle donne giovani e povere che abortiscono, trasformandole in “capri espiatori non solo della destra, ma anche dei vecchi e istruiti liberal di sinistra”. (chr.ro)
15 Febbraio 2008