New York. L’impatto è stato fortissimo, ma al momento a farne le spese sembra il New York Times, non John McCain. “Il giornale dei record” e, come dicono i conservatori, da ieri anche “dei pettegolezzi”, giovedì ha pubblicato una lunga e controversa inchiesta sul candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti il cui succo, confermato soltanto da due fonti anonime in violazione delle regole etiche del Times, è che nel 2000 McCain avrebbe favorito una lobbista delle telecomunicazioni con cui aveva una storia sentimentale. McCain ha smentito tutto, “it’s not true”, ma la notizia non è questa. E non è nemmeno quella raccontata per benino da New Republic, secondo cui in questi lunghi mesi di gestazione dell’articolo sarebbe stato lo stesso direttore del giornale newyorchese, Bill Keller, a definire la storia non ancora surrogata da sufficienti conferme e poi invece a pubblicarla ugualmente, forse proprio perché New Republic stava indagando sul caos che si era creato al Times per la decisione iniziale del direttore di non dare il visto alla stampa.
Il punto è che l’articolo anti McCain del Times è diventato manna dal cielo per il senatore repubblicano dell’Arizona, come hanno titolato ieri i giornali (“Il Times è denaro per l’arrabbiato McCain”). Il senatore e i suoi, ha scritto The Politico, sono riusciti con una sofisticata strategia mediatica a trasformare una storia potenzialmente letale in una chiamata alle armi del mondo conservatore. Erano preparati, perché hanno saputo dell’indagine del Times almeno tre mesi fa, quando il team di McCain è stato interpellato dai giornalisti newyorchesi. McCain ha assunto un grande e noto avvocato per gestire la situazione e, almeno in un’occasione, ha anche parlato col direttore del Times. La pronta risposta di McCain ha convinto i conservatori, ma anche altri, che l’articolo è una diffamazione bella e buona diffusa dal Times per favorire Barack Obama e colpire al cuore il candidato repubblicano, proprio ora che ha portato a casa la nomination per la Casa Bianca.
McCain, finora, ha avuto un solo e gigantesco problema, quello di non essere riuscito a convincere i vertici del mondo conservatore, gran parte dei conduttori radiofonici e la base più dura e pura della Right nation a battersi e a impegnarsi per lui. Di fatto è considerato un eretico, un indipendente, uno che si diverte a prendere in giro i compagni di partito e ad abbracciare gli avversari e per questo è malvisto da molti conservatori. Nessuno di quelli che oggi lo critica a novembre voterà Obama o Hillary, ma senza una base entusiastica e militante McCain avrà grandi difficoltà.
L’attacco del Times è arrivato al momento giusto. Tra le altre cose, uno dei motivi per cui McCain è mal sopportato nel mondo conservatore – a parte le posizioni politiche su immigrazione, ambiente, staminali e regolamentazione delle campagne elettorali – è il favorevole atteggiamento nei suoi confronti da parte della stampa liberal (“è la mia base elettorale”, scherza spesso lui) e in particolare del New York Times che, non a caso, ha invitato gli elettori repubblicani a scegliere McCain alle primarie di New York del cinque febbraio. L’abbraccio del Times addirittura è diventato oggetto di dibattito e polemica durante un confronto televisivo tra i candidati repubblicani in California, quando il suo avversario Mitt Romney ha sottolineato che se McCain piaceva al New York Times allora c’è il dubbio che sia un vero conservatore.
Il sostegno dei leader conservatori
McCain non si è soltanto salvato da questa ennesima e potenzialmente devastante crisi, ma è riuscito a guadagnare il sostegno di quei leader conservatori che finora lo avevano criticato ma che, di fronte al nemico comune New York Times, si sono ricompattati e schierati con lui: “Il caso è diventato il New York Times, non noi”, ha detto raggiante al Daily News un dirigente di McCain. “Stanno provando a ribaltare il tavolo”, ha ammesso il direttore del Times.
Il conduttore di talk radio Rush Limbaugh, il principale degli opinionisti conservatori anti McCain, ha detto che la storia del Times è un pugno di bugie, simili allo screditato segmento di “60 Minutes” di tre anni fa, in cui Dan Rather raccontò una storia poi rivelatasi falsa sui favoritismi ricevuti da Bush durante i suoi anni nella National Guard. “Questa cosa è più che vergognosa – ha detto un altro anti McCain come il conduttore di Fox News, Sean Hannity – Questo è il più vile atto di pregiudizio di sinistra che abbia visto nella mia vita”.