New York. Bill Kristol è direttore del Weekly Standard, editorialista del Times e uno degli ideologhi dell’intervento per destituire Saddam Hussein e della più ampia battaglia contro il radicalismo islamico che ha attaccato l’America l’11 settembre del 2001. Intellettuale neoconservatore, stratega repubblicano e sostenitore di John McCain dal 1999, Kristol è uno degli opinionisti americani che, cinque anni dopo, continua a non avere dubbi sull’idea che la decisione di abbattere il dittatore baathista sia stata quella giusta: “Penso che stiamo facendo bene nella battaglia contro il fondamentalismo – ha detto al Foglio – la situazione è ancora incerta, ma non credo che i jihadisti guardando avanti pensano davvero di poter vincere”.
Sull’Iraq, Kristol dice che è difficile riscrivere la storia, ma pensando a come sarebbe oggi il medio oriente con Saddam ancora al potere gli verrebbe in mente un posto più radicale e più pericoloso: “Se non avessimo rimosso Saddam, gli estremisti e i jihadisti oggi avrebbero un peso maggiore e Saddam avrebbe guadagnato prestigio per aver fregato ancora una volta l’America e le Nazioni Unite. E, inoltre, avrebbe ricominciato i suoi programmi militari e continuato a mantenere legami con i terroristi. Lo status quo ante non era sostenibile”.
Kristol, da sostenitore di Iraqi Freedom, ha scritto il primo editoriale contro la decisione di mandare poche truppe già nell’agosto del 2003, a pochi mesi dalla caduta del regime saddamita, ma riconosce che l’idea di Donald Rumsfeld di combattere una guerra tecnologica e con pochi uomini non era ridicola, ma basata su una teoria ragionevole. “Solo che si è rivelata sbagliata e l’Amministrazione avrebbe dovuto accorgersene molto prima. Ci sono stati vari errori di esecuzione, per esempio non aver capito che servivano più truppe, che bisognava provvedere alla sicurezza e che era necessaria un’adeguata strategia anti insurrezionale. C’è stato anche l’errore di non essere andati avanti con la dottrina Bush, cioè di non aver capitalizzato nel resto del medio oriente la rimozione di Saddam. Detto questo, era ed è giusta l’idea strategica di muoversi contro la minaccia jihadista e radicale combinata al possesso di armi di distruzione di massa e al terrorismo”.
Se oggi la situazione in Iraq è migliorata, dice Kristol, il merito è di tre persone: Bush, McCain e Petraeus. “Bush ha avuto il coraggio di cambiare strategia, malgrado la forte opposizione al Congresso e nel paese. Senza l’aiuto di McCain non ce l’avrebbe fatta a tenere i voti repubblicani, mentre Petraeus, insieme con il generale Raymond Odierno, è stato straordinario ad eseguire il nuovo compito”. Grazie a loro tre, continua Kristol, “ora molte persone ammettono che il futuro iracheno potrà essere accettabile, al contrario del disastro che si prevedeva due anni fa, cioè si pensa che sarà possibile avere un regime ragionevole, una migliore situazione della sicurezza ed evitare un’orribile guerra civile”. Ma Kristol pensa che “il risultato potrebbe essere migliore”. Lo spiega così: “Ad alcuni sembrerà un paradosso, ma a causa delle difficoltà incontrate in questi anni, la vittoria potrà essere più durevole, perché nel frattempo gli iracheni si sono ribellati ad al Qaida e contro gli estremisti sciiti”.
Al prossimo presidente americano, Kristol consiglia di restare in Iraq, di non tagliare la corda e di fare pressioni sugli iracheni perché arrivino a una riconciliazione politica nazionale: “C’è da finire il lavoro, il nuovo presidente avrà in quattro anni l’opportunità di lasciare l’Iraq in buona forma, di ridurre gradualmente le truppe, di fare pressioni sugli altri paesi della regione e di continuare sulla via del progetto elaborato da Bush, perché nel XXI secolo non è accettabile un medio oriente pieno di dittature semi illegittime, al Qaida forte e regimi che sostengono il terrorismo e sviluppano armi di sterminio. Il prossimo presidente deve pensare in modo creativo a come far avanzare la strategia Bush rispetto al pericolo Iran e alla situazione in Pakistan”.
Obama e Hillary “sono irresponsabili” a dire che lasceranno l’Iraq il prima possibile e le loro parole “avranno ripercussioni negative in Iraq e ci faranno pagare un prezzo”, ma Kristol non crede che “da presidenti agiranno in modo così irresponsabile, perché nessun presidente americano, chiunque esso sarà, consentirà ad al Qaida o all’Iran di vincere in Iraq”.
Christian Rocca
20 Marzo 2008