Camillo di Christian RoccaModelli americani/ Joe Henry per Jovanotti

Jovanotti dovrebbe affidarsi a Joe Henry. Jovanotti è Lorenzo Cherubini, cantante italiano di indubbio talento, ma dall’acrobatico percorso artistico. Joe Henry, cognato di Madonna, è uno cantautore americano. Il suo ultimo disco si intitola “Civilians”. Il genere musicale è l’alternative country, la quintessenza del sound made in Usa aggiornato ai nostri tempi. Henry, però, è noto anche per essere un grande produttore, uno capace di rivitalizzare artisti del passato come Solomon Burke e Bette LaVette, ma anche Ani DiFranco e Aimee Mann. Jovanotti dovrebbe affidarsi a Joe Henry perché ha un problema: scrive belle canzoni, ma fa album modesti. In ogni disco di Jovanotti ci sono almeno un paio di pezzi fantastici, che divertono, dicono qualcosa e hanno il giusto ritornello capace di trasformarsi in tormentone. Qualche settimana fa è uscito “Safari”, il suo nuovo cd. La prima canzone del disco è “Fango”, quella di “io lo so che non sono solo, anche quando sono solo”, che è bellissima, anche grazie all’idea geniale di coinvolgere Ben Harper, uno dei più bravi cantautori americani. Oltre a “Fango” ci sono un paio di altre belle canzoni, “A te” e “Come musica”, che avranno anche testi che confinano con i pensierini dei baci perugina, ma che non si smetterebbe mai di ascoltare proprio per la loro straordinaria banalità. Il resto del disco è inutile, non tanto perché le canzoni siano brutte, ma perché non hanno personalità. In realtà a non avere personalità è l’intero disco. Che senso ha una canzone, peraltro carina, come “Punto”, in stile Bossa Nova? Se “Safari” fosse il primo disco di un cantautore alla ricerca di una sua cifra stilistica, avrebbe un senso, ma Jovanotti è un veterano. Ed è uno che sa scrivere belle canzoni, uno dei pochi in Italia a saperlo fare. “Fango” è bella non solo perché la canzone vale, ma anche per l’intervento di Ben Harper. Ascoltate, invece, “A te”. Sembra degregoriana, ma è arrangiata come una canzoncina di serie B, in modo sciatto. Paragonate il banale assolo di chitarra finale di “A te” con i raffinati arpeggi di Ben Harper in “Fango”. Ascoltate “Come Musica”. A ogni giro di ritornello e di sottofondo orchestrale viende da pensare che avrebbe vinto San Remo a mani basse”. San Remo, però. Jovanotti ha bisogno di un produttore, qualcuno come Brian Eno, Daniel Lanois o Ry Cooder. Meglio: come Joe Henry. Gli potrebbe prendere le sue più belle canzoni, queste di Safari più "Mi fido di te", "Piove", "Un raggio di sole", "Per te", e costruirci un album coerente, raffinato e al passo coi tempi. Sarebbe non solo il più bel disco di Jovanotti, ma anche un bel disco in assoluto. Non solo per San Remo, ma anche per Nashville, Tennessee.
Christian Rocca

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