L’indiretta risposta americana alle preoccupazioni di Giulio Tremonti sulla crisi globale del liberismo non poteva essere più diversa dalla soluzione offerta dell’ex ministro dell’Economia nel suo libro “La paura e la speranza”, specie se a elaborarla è uno come Grover Norquist. Presidente dell’American Tax Reform, guru del movimento antitasse, temuto organizzatore degli “incontri del mercoledì” di Washington, in cui i leader del mondo conservatore si scambiano opinioni, idee e piani d’azione, Norquist ha appena scritto un saggio sul futuro dell’America e della sua anima individualista, lodato da mammasantissima d’area repubblicana come Karl Rove, Newt Gingrich, Peggy Noonan, Bob Novak, ma anche da un “entusiasta” uomo di sinistra libertaria come Christopher Hitchens.
Il saggio di Norquist si intitola “Leave us alone – Getting the government’s hands off our money, our guns, our lives” (Harper Collins, 360 pagine, 26 dollari e 95) ed è il manifesto del lasciateci in pace, del giù le mani del governo dai nostri soldi, dalle nostre armi e dalle nostre vite. Norquist, per spiegarsi meglio, cita Greta Garbo: “Non ho mai detto di voler stare sola, ho detto che voglio essere lasciata sola”. Se pensate che l’America soffra di troppo liberismo, di eccessivo mercatismo e di assenza di una sufficiente protezione dagli attacchi finanziari globali, come scrive Tremonti dell’Europa, Norquist spiega invece che è vero il contrario e che anche gli iperliberisti Stati Uniti hanno bisogno di ulteriore libertà, di più mercato e di meno regolamentazioni statali. Ideologicamente, “Leave us alone” è l’esatto opposto del neotremontismo che, invece, chiede alla politica, quindi allo stato, di impegnarsi a promuovere i valori, la famiglia e addirittura, con la responsabilità e il federalismo, anche l’autorità e l’ordine. Tremonti parla di “identità europea”, Norquist invita a stare il più alla larga possibile dal declinante modello europeo dove la gente “dipende dal governo per le pensioni, la sanità, l’istruzione dei figli e per molti dei posti di lavoro”.
Secondo Norquist, la vera distinzione in politica non è tra destra e sinistra, ma tra la coalizione del lasciateci in pace contrapposta a quella di chi crede che il ruolo dello stato debba essere di prendere soldi, beni, potere e controllo da un gruppo di persone per andare incontro alle esigenze di qualcun altro. La “leave us alone coalition” è composta da gruppi e individui i più diversi e distanti tra loro, ma che votano insieme perché hanno una sola cosa in comune: non vogliono che lo stato interferisca con la loro vita, non chiedono niente al governo, non vogliono prendersi niente di ciò che hanno gli altri, vogliono soltanto essere lasciati da soli. Al contrario degli avversari che, invece, vogliono usare la propria forza politica per costringere gli altri a vivere secondo i propri stili di vita.
Quelli che vogliono essere lasciati in pace sono i contribuenti convinti di pagare tasse troppo alte, gli imprenditori che vorrebbero condurre i loro affari senza le regole imposte dall’alto, i possessori di armi che chiedono il rispetto del secondo emendamento della Costituzione, le famiglie che vogliono spendere tempo ed energia nell’istruire i figli come piace a loro, i cattolici, protestanti, ebrei ortodossi, musulmani e mormoni che vogliono praticare in pace la loro fede. Norquist scrive che, oltre ai pro choice che non chiedono ai contribuenti di finanziare l’interruzione di gravidanza altrui, fanno parte della coalizione libertaria anche gli antiabortisti, perché “nel caso di una donna incinta, ci sono una madre e un bambino ed entrambi hanno il diritto di essere lasciati in pace”. Nella “taking coalition”, invece, ci sono i sindacati, i dipendenti statali, il complesso social-industriale del welfare e della sanità, le Ngo e, soprattutto, i nuovi padroni del Partito democratico, ovvero i trial lawyer, gli avvocati che con le loro milionarie cause collettive alle grandi aziende, possibili grazie a leggi sempre più invadenti, creano danni immensi all’economia e ai consumatori.
13 Marzo 2008