Camillo di Christian RoccaYes we can (edit Obama)

Straordinaria Repubblica. Ieri ha pubblicato l’importante discorso di Barack Obama sulla razza, pronunciato lunedì a Filadelfia, ma lo ha stravolto dall’inizio alla fine, facendolo diventare con un attento taglia-e-cuci non solo un altro testo, ma addirittura l’opposto di quello realmente scandito dal candidato democratico. Rep., per esempio, ha omesso la corposa presa di distanza dal razzismo al contrario del reverendo Jeremiah Wright. D’accordo, direte voi, a Largo Fochetti volevano volare alto e hanno preso solo la parte che affronta in modo più ampio la questione razziale americana. Ok. Ma Obama partiva da Wright per segnalare che la rabbia dei neri, per quanto giustificata, è una reliquia del passato da dimenticare al più presto. Su Rep, invece, è rimasta solo la rabbia dei neri, capovolgendo così il senso del messaggio unitario di Obama.
Di più. Nella traduzione di Rep manca l’altro punto centrale del discorso: Obama ha riconosciuto che esiste un altrettanto giustificato, ma anch’esso vetusto, “risentimento dei bianchi”, cioè di quella classe media bianca che spesso si vede sottrarre per legge posti di lavoro o borse universitarie a favore dei neri per colpe del passato di cui non è responsabile.
Il discorso di Obama voleva superare, non sottolineare i motivi per cui “il razzismo pesa ancora sull’America” (titolo di Rep.). Il senatore, infatti, ha chiesto agli arrabbiati neri e agli arrabbiati bianchi di crescere, di cambiare, di rinunciare a qualcosa, ma nella traduzione di Rep. è rimasta solo la richiesta ai bianchi ed è scomparsa quella ai neri. Poi, va da sé, sono saltati tutti i riferimenti biblici, alla religione e il bel finale ecumenico. Insomma Rep. non ha pubblicato il discorso di Obama, ma un altro, uno di fantasia, la solita fantasia della vetero sinistra italiana sull’America.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter