Camillo di Christian RoccaIl papa tocquevilliano torna ratzingeriano

New York. Il primo giorno di Benedetto XVI in America è stato quello di un Papa tocquevilliano che ha elogiato la laicità positiva degli Stati Uniti e il loro sistema costituzionale fondato sulla libertà religiosa. Il secondo è stato quello di un Pontefice rivolto ai vertici della Chiesa, ai leader cattolici e ai fedeli e, soprattutto, tornato ad esercitare il suo magistero forte. I due Benedetti sono, in realtà, la stessa persona, malgrado la stampa – ha scritto ieri sul New York Times Colleen Carrol Campbell – tenda a liquidare la questione descrivendolo come una versione ecclesiale del Dottor Jekill e di Mister Hyde, da una parte il Benedetto buono che si compiace della separazione americana tra stato e chiesa, dall’altra quello cattivo che “sottolinea l’importanza di restare fedeli agli insegnamenti morali del cattolicesimo su questioni controverse come l’aborto e il matrimonio gay”.
Ai toni del primo giorno, Benedetto ha fatto seguire un’irruzione nel dibattito culturale e politico della società americana, addolcita soltanto dalla gran festa della messa allo stadio dei National di Washington. Il Papa ha elaborato una dura critica agli eccessi del secolarismo e all’indifferenza sull’aborto, indicando alla sua comunità di fedeli la strada del modello di vita cattolico.
La giornata di ieri è cominciata con la celebrazione della messa nel nuovo e gremitissimo stadio della capitale americana ed è finita con l’incontro con i vertici delle università e delle scuole cattoliche, dove il Papa ha pronunciato il discorso più atteso dai leader cattolici statunitensi. La sera precedente, ora di Washington, Benedetto XVI ha parlato ai vescovi americani, con i quali è arrivato diritto al punto. E’ vero, ha detto il Papa, che “questo Paese è contrassegnato da un genuino spirito religioso”, ma “la sottile influenza del secolarismo può tuttavia segnare il modo in cui le persone permettono che la fede influenzi i propri comportamenti”. Benedetto si è chiesto se sia “coerente professare la nostra fede in chiesa alla domenica e poi, lungo la settimana, promuovere pratiche di affari o procedure mediche contrarie a tale fede?”, se sia “coerente per cattolici praticanti ignorare o sfruttare i poveri e gli emarginati, promuovere comportamenti sessuali contrari all’insegnamento morale cattolico, o adottare posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale”.
(segue dalla prima pagina)  Alla vigilia della visita del Papa, i media avevano puntato i riflettori sugli aspetti politici del viaggio – l’intervento alle Nazioni Unite di oggi, l’incontro con George Bush di ieri, la preghiera a Ground Zero di domenica e le polemiche intorno ai casi di pedofilia di qualche anno fa – ma la comunità cattolica americana sapeva che i momenti decisivi della visita sarebbero stati il discorso ai vescovi di mercoledì (pubblicato nell’Inserto I) e le parole di ieri sera sullo spirito dell’istruzione cattolica.
Il sistema educativo cattolico è il cuore della battaglia per l’anima della chiesa in America, sempre in bilico tra le spinte a mantenere autonomia e libertà accademica e le pressioni per creare un ambiente formativo che promuova il modello di vita cattolico. Giovanni Paolo II, nel 1990, aveva emanato l’enciclica Ex corde ecclesiae, con la quale aveva imposto il “mandatum”, l’approvazione preventiva della chiesa per i teologi che insegnano nelle scuole cattoliche. Le autorità ecclesiali e i vertici accademici americani hanno trovato una soluzione di compromesso considerata più favorevole ai sostenitori della libertà accademica, come dimostra il fatto che nella più grande università cattolica d’America, Notre Dame, si insegna la teologia della liberazione, l’approccio marxista al cristianesimo, malgrado la dura condanna del Vaticano.
Benedetto ha affrontato il tema ieri notte, ora italiana, con un discorso che già alla vigilia è sembrato potesse essere il pilastro laico del suo intervento della sera precedente rivolto ai vescovi. Il messaggio è sempre lo stesso, sia per le gerarchie, sia per i fedeli, sia per gli educatori: il modo migliore per i cattolici di rispondere alla richiesta di spiritualità e ai bisogni materiali della società moderna è quello di far guidare le proprie vite dagli insegnamenti morali del cattolicesimo e dai sacramenti della Chiesa. “In breve – ha scritto Alejandro Bermudez sul New York Times – il Papa ha detto ai vescovi che i cattolici devono comportarsi da cattolici”. Colleen Carrol Campbell, sempre sul New York Times, spiega che il Papa si lamenta della tendenza tra i cattolici a selezionare e scegliere solo alcune cose della fede, invece di adottare un approccio integrale con il pensiero della chiesa: “C’è chi pensa, per questo, che Benedetto voglia ritirarsi nella subcultura precedente il Vaticano II – continua Campbell – ma in realtà il Papa rifiuta esplicitamente questa soluzione in vista delle sfide che la chiesa dovrà affrontare nel XXI secolo”.
Il messaggio papale di rigida adesione all’insegnamento della chiesa vale anche per i politici cattolici, specie sulle questioni legate alla vita. Nel giugno del 2004, durante la campagna elettorale americana, la chiesa cattolica ha discusso se dare o meno la comunione ai politici cattolici favorevoli all’aborto e, in particolare, al candidato presidenziale democratico e cattolico John Kerry. L’allora cardinal Joseph Ratzinger si era schierato decisamente per il no, con una nota inviata al cardinale di Washington che diceva: “La chiesa insegna che l’aborto e l’eutanasia sono peccati gravi. Ci possono essere legittime divergenze di opinione, anche tra i cattolici, a proposito della guerra e sull’applicazione della pena di morte, ma non riguardo all’aborto e all’eutanasia”.
La Conferenza episcopale americana seguì la linea Ratzinger, anche se poi non tutti i 250 vescovi americani hanno detto che avrebbero negato la comunione ai deputati e senatori sostenitori del diritto ad abortire. Allo stesso modo, ieri mattina, allo stadio dei National di Washington, i circa 300 preti che hanno distribuito la comunione hanno dato il sacramento anche a quei politici cattolici favorevoli all’aborto.
Tra loro avevano annunciato l’intenzione di ricevere la comunione John Kerry e la speaker della Camera Nancy Pelosi. Vari gruppi antiabortisti avevano provato a influenzare le gerarchie ecclesiastiche, con pagine pubblicitarie acquistate sul Washington Times e su The Politico, segnalando i nomi di quei parlamentari cattolici che sostengono il diritto delle donne a interrompere le gravidanze. Nancy Pelosi, nel 2004, era stata tra le più ferme contestatrici della posizione di Ratzinger, ma questa volta non ha espresso alcuna rimostranza. Alla Casa Bianca, martedì, ha baciato l’anello di Benedetto e subito dopo, al Congresso, ha lodato l’impegno papale a favore della verità, della giustizia e della libertà.
La direttrice della National Review online, Kathryn Jean Lopez, teme che il presenzialismo della Pelosi intorno al Papa rischia di indebolire le indicazioni rivolte da Benedetto ai vescovi e ricorda che, al Senato, i democratici hanno costretto i senatori cattolici di destra e di sinistra a togliere da una risoluzione di benvenuto al papa un riferimento alla dignità della vita umana, considerato un implicito riferimento all’aborto. Questo a destra. A sinistra, invece, c’è chi, come Jay Carney di Time, è convinto che la storia del legame speciale esistente tra Bush e il Papa sia un’operazione politica dei conservatori per la conquista del voto cattolico, il blocco elettorale in bilico per eccellenza perché presente in modo consistente in Ohio, Pennsylvania, Colorado e New Mexico, gli stati che nel prossimo novembre saranno decisivi.
    Christian Rocca

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