Paolo Sorrentino qualche anno fa ha diretto uno dei più bei film italiani degli ultimi decenni, Le conseguenze dell’amore. Ora ha fatto il Divo, che ho appena visto. Girato benissimo, pieno di idee, bello. Peccato che abbia sprecato il suo talento sulla storia di Giulio Andreotti, con una sceneggiatura che non è da film, ma da editoriale di Giuseppe D’Avanzo (e, infatti, D’Avanzo ha collaborato alla sceneggiatura). Ma come si fa a fare un film su Andreotti? Sorrentino ha provato, come sa fare lui, a caricaturizzare i personaggi, ma tranne che con Cirino Pomicino non l’ha fatto fino in fondo. E alla fine è venuto fuori un docu-film di denuncia dove Andreotti è responsabile di stragi, omicidi, suicidi, qualsiasi cosa. Sorrentino fa solo due concessioni politicamente scorrette: Giancarlo Caselli che si spruzza due volte la lacca sui capelli e Andreotti che ricorda a un moralistissimo Eugenio Scalfari che, tramite Ciarrapico, gli ha salvato Repubblica. Il resto è inconsapevolmente ridicolo.
29 Maggio 2008