New York. Hillary Clinton ha più possibilità di battere John McCain di quante ne abbia Barack Obama. Anzi se i democratici sceglieranno come candidato presidenziale il senatore nero dell’Illinois, anziché l’ex first lady, è più probabile che il 4 novembre gli americani manderanno alla Casa Bianca il repubblicano McCain. Le due cartine degli Stati Uniti pubblicate qui sotto sono state prodotte da Karl Rove, l’architetto delle vittorie elettorali di George W. Bush, probabilmente per conto della campagna di John McCain di cui Rove è consulente informale. Ottenute dalla Abc, si sa che queste cartine sono studiate con attenzione dai consiglieri di McCain. Ogni settimana, lo stratega repubblicano legge i sondaggi stato per stato di entrambe le possibili gare per la Casa Bianca, McCain-Obama o McCain-Clinton. Rove analizza i dati e in base alle medie, e alle tendenze, assegna il colore rosso agli stati saldamente in mano a McCain, il blu a quelli che voterebbero Obama o Hillary e il giallo agli stati in bilico dove, secondo le rilevazioni demoscopiche, la differenza tra i due candidati è intorno al 3 per cento.
Il metodo di Rove non è scientifico, ma bisogna fidarsi del suo fiuto, tanto che ieri è stata proprio Hillary Clinton a spiegare ai suoi elettori e, soprattutto, ai superdelegati che, come dice Karl Rove, lei è la candidata più forte contro McCain. Le due cartine sono autoevidenti e necessitano di poche spiegazioni: in America vince le elezioni presidenziali il candidato che ottiene la maggioranza dei voti del collegio elettorale. I voti sono 538, la maggioranza è a quota 270. Ogni stato americano ha un numero di voti elettorali proporzionale alla popolazione dell’ultimo censimento. Sulle cartine, accanto alla sigla di ogni stato, c’è il numero di voti elettorali che andranno al vincitore. Sotto, tra parentesi, c’è il risultato della media dei sondaggi. Il più o il meno è riferito a McCain.
Se si votasse oggi, indicano le cartine, McCain sarebbe in vantaggio su Obama con 238 voti elettorali contro 221 e ci sarebbero altri 8 stati in bilico per un totale di 79 voti. Nella sfida McCain-Clinton, invece, Hillary avrebbe 259 grandi elettori contro i 206 di McCain e 73 voti ancora da assegnare.
La differenza tra Hillary e Obama è che la senatrice vincerebbe in Florida e Ohio, i più importanti tra gli stati in bilico, ma anche in enclave repubblicane come l’Arkansas e la West Virginia, dove Obama non ha alcuna speranza. Clinton avrebbe buone chance in Missouri e in New Hampshire, stati che Obama lascerebbe all’avversario.
A grandi linee la sfida McCain-Clinton sarebbe simile a quella delle due vittorie di Bush nel 2000 e nel 2004. Rispetto ad allora, Hillary ha un buon vantaggio in Florida e Ohio, stati senza i quali i repubblicani difficilmente potranno entrare alla Casa Bianca. Hillary avrebbe qualche difficoltà in Michigan, ma potrebbe strappare ai repubblicani tutta la fascia verticale del midwest (Minnesota, Iowa, Missouri, oltre al sicuro Arkansas). Per lei, buone chance anche in New Mexico e una sconfitta in Wisconsin. Secondo Rove, a Hillary basterebbero soltanto 11 voti elettorali per diventare presidente: il Missouri ne conta 11, il Michigan 17, Minnesota più New Hampshire 14, Iowa più New Mexico 12, il Connecticut 7. La strada per McCain sarebbe in salita, avendo solo 206 voti certi. Il repubblicano dovrebbe vincere tutti quelli in bilico o quasi.
L’ipotesi McCain-Obama, oggi la più probabile, mostra una gara ben più combattuta e McCain in leggero vantaggio. Obama perderebbe il New Hampshire e non avrebbe scampo in Florida, in West Virginia, in Arkansas. Rispetto a Hillary conquisterebbe il Minnesota, ma potrebbe perdere l’Ohio. L’appeal di Obama, però, rischia di sconvolgere la geografia politica, perché il senatore nero avrebbe grandi chance non soltanto in Michigan, ma anche in territori bushiani come la Virginia, l’Iowa, il Colorado, il Nebraska e il Nord Dakota. Dovrebbe conquistare 49 grandi elettori sui 79 che Rove non ha ancora assegnato, vale a dire vincere in tutti gli 8 stati tranne l’Ohio (20 voti) oppure varie altre combinazioni. Non è un’impresa impossibile, ma a McCain sarebbe sufficiente confermare il piccolo vantaggio in Ohio e Virginia per diventare presidente.
Hillary considera le cartine di Rove utili per convincere i superdelegati a scegliere lei, anziché Obama. Gli obamiani un po’ sospettano che Rove faccia il doppio gioco, un po’ tremano. (chr.ro)