Camillo di Christian RoccaIl candidato del 10 settembre

New York. “Obama ha una mentalità da 10 settembre”, le sue proposte sono “illusorie”, “ingenue” e “pericolose”, “profondamente ignoranti della realtà” e vuole garantire a Osama bin Laden gli stessi diritti dei cittadini americani, cosa che non è stata riconosciuta neanche ai criminali nazisti. Forse John McCain ha trovato la chiave per riportare il dibattito politico ed elettorale sul suo terreno, quello della sicurezza nazionale, proprio mentre la grande stampa liberal si chiede come mai la fine delle ostilità tra Barack Obama e Hillary Clinton, ammesso che siano davvero finite, non abbia fatto compiere un balzo nei sondaggi al candidato democratico. Obama e McCain, infatti, restano più o meno appaiati e le due campagne studiano strategie geografiche alternative a quelle tradizionali per raggiungere quota 270 grandi elettori alle elezioni del 4 novembre. Obama ha detto che in parte è colpa della stampa, troppo impegnata a seguire lo scontro tra lui e Hillary e a farla passare liscia a McCain, ma ha spiegato che non c’è da preoccuparsi perché la partita vera comincia adesso.
La gara, infatti, è cominciata. E proprio ieri mattina Obama è stato dato in leggero vantaggio anche nei due stati che McCain non può fare a meno: Florida e Ohio. Il senatore democratico continua a condurre la sua formidabile strategia che è una perfetta alternanza tra grandi ed epici discorsi su temi alti, come l’ultimo sulle responsabilità familiari dei padri, e il picchiare duro sull’avversario come un politico di provincia. Obama descrive McCain come un clone di George W. Bush, anche se il New York Times ha dovuto ammettere che su molte questioni non è così. In questo modo, però, Obama riesce a mostrarsi diverso dai suoi predecessori , troppo intellettuali e incapaci di sporcarsi le mani con i “dirty tricks” della politica.
La campagna di Obama risponde all’istante se c’è da contrastare un’accusa, un pettegolezzo, qualsiasi cosa possa mettere in cattiva luce il candidato e non si fa problemi ad attaccare McCain. Susan Rice, possibile consigliere della sicurezza nazionale di Obama, ha detto che le politiche di McCain sono “stupide”, mentre Obama ha suggerito che Bin Laden è libero a causa delle scelte di Bush. 

Il “surge” in Iraq e Guantanamo
McCain di suo non riesce a entusiasmare i suoi e nemmeno a inchiodare Obama su niente, neanche sulle tasse. L’unico punto è l’Iraq e la guerra al terrorismo. Fin qui sono stati entrambi elementi decisivi del successo obamiano alle primarie, ma la situazione sul terreno è cambiata grazie al “surge”, cioè all’invio di ulteriori soldati con una nuova strategia, invocato da McCain tre anni prima che Bush lo adottasse e contrastato da Obama. McCain trova conforto nelle pagine del Washington Post, un giornale che in tre giorni ha dedicato due editoriali alla questione: Obama non può far finta di ignorare che la “strategia McCain”, come la chiamavano i democratici quando sembrava destinata a fallire, sta funzionando, non può continuare a dire di voler ritirare le truppe senza curarsi degli effetti negativi che causerebbe. La stessa cosa gli ha detto il ministro degli Esteri iracheno in visita a Washington. Il senatore democratico sa che questo punto, assieme all’eccessivo entusiasmo riposto nel dialogo con l’Iran, potenzialmente è un problema da qui a novembre. Così ha annunciato una visita in Iraq e di aver istituito un consiglio di esperti di sicurezza nazionale che consulterà costantemente durante la campagna elettorale.
Ma a cambiare la dinamica della campagna è stata, la settimana scorsa, la decisione della Corte suprema che ha stabilito che i detenuti di Guantanamo hanno diritto alle stesse garanzie processuali degli americani e che non sono sufficienti le Corti militari istituite a maggioranza bipartisan dal Congresso dopo che già una volta i giudici avevano sbriciolato l’architettura giuridica di Bush contro i “nemici combattenti”.
McCain è, come Obama, favorevole alla chiusura di Guantanamo, ma è contrario a tornare al “mindset” pre 11 settembre, cioè all’atteggiamento mentale che aveva convinto sia l’Amministrazione Clinton sia quella Bush che i terroristi avrebbero dovuto essere trattati come normali criminali, portati a giudizio, processati e condannati. Obama ha detto che i responsabili del primo attacco alle Torri gemelle del 1993 sono stati catturati e processati e che quello è il metodo da seguire. In realtà uno dei capi, dopo essere stato interrogato dall’Fbi, è fuggito (peraltro in Iraq), mentre la Commissione sull’11 settembre ha spiegato che quell’approccio giuridico ha impedito al governo di immaginare l’inimmaginabile dell’11 settembre. Gli uomini di McCain hanno detto che la famosa telefonata delle tre del mattino di cui parlava Hillary durante le primarie, quella che avrebbe annunciato un attacco terroristico contro gli Stati Uniti cui Obama non sarebbe stato in grado di rispondere, infine è arrivata e Obama ha risposto chiamando gli avvocati, invece che l’esercito. Il senatore democratico, in realtà, non esclude di usare la forza contro il terrorismo, al punto da aver proposto di entrare unilateralmente in Pakistan per catturare Bin Laden (e per questo è stato criticato da Hillary e da McCain). Ma, secondo McCain, Obama non riconosce la natura del nemico e rappresenta l’America del 10 settembre. Attenzione, ha scritto il giurista conservatore Andrew McCarthy, perché al dieci settembre segue sempre l’undici settembre.
    Christian Rocca

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter