Camillo di Christian RoccaObamoney/3

La cosa straordinaria della formidabile campagna di autofinanziamento di Barack Obama non è soltanto il dato in sé, 287 milioni di dollari, anche perché a maggio John McCain ha raccolto quanto lui e, considerate le spese delle primarie e i soldi raccolti direttamente dai partiti, al momento il candidato repubblicano è più liquido del senatore democratico. Non è nemmeno la scelta di rinunciare al finanziamento pubblico di quasi 85 milioni per evitare i rigidi limiti di spesa negli ultimi due mesi di campagna, né di averlo fatto senza curarsi delle critiche dei giornali e sbarazzandosi sbrigativamente di una solenne promessa contraria.
La cosa straordinaria è la sua capacità di mobilitare (e tesorizzare) un’America che va oltre le tradizionali divisioni tra sinistra e destra, tra liberal e conservatori. Obama riesce a raccogliere soldi sia quando critica l’Amministrazione Bush sull’Iraq sia quando elogia la saggezza di una politica estera tradizionalmente di destra come quella di Bush senior. Obama appassiona l’America illuminista, ma come portafortuna tiene in tasca due medagliette raffiguranti una Madonna, di cui una con Bambin Gesù. In ogni caso arrivano altri soldi, potenzialmente mezzo miliardo di dollari. Obama sostiene il diritto assoluto ad abortire, ma parla ispirato come soltanto un leader religioso sarebbe capace di fare. Non importa, perché la gente corre a casa, accende il computer, si collega e versa venti dollari. A questo esercito di volenterosi piccoli contribuenti si aggiungeranno, a cominciare da questa settimana, i grandi finanziatori clintoniani.
Obama è il candidato contrario alle lobby, ma anche quello che con la rinuncia al “public financing” fa tornare i soldi più importanti che mai e più vicini alla politica dai tempi del Watergate. E’ quello che invita i suoi contribuenti a non finanziare i gruppi esterni alla sua campagna, come quelli a cui nel 2004 George Soros ha versato 30 milioni di tasca propria, ma poi ha assunto uno dei principali architetti di quell’operazione. Obama è il candidato che piace alla gente che piace, ma è anche il politico che pronuncia il più fiero e conservatore discorso sulla necessità sociale della famiglia e sulle responsabilità dei genitori nei confronti dei figli, al cui cospetto il Family day italiano pare organizzato da Franco Grillini.
L’uno e l’altro stanno insieme appassionatamente, grazie al messaggio ottimista e unitario centrato sulla speranza e il cambiamento. Ma non bisogna confondere la speranza con l’ingenuità, l’idealismo con l’inesperienza, anche perché Obama è un candidato nato, formato ed eletto a Chicago, la Gomorra della politica americana. Il fenomeno Obama e il suo tesoro sono, piuttosto, la quintessenza degli Stati Uniti d’America.