New York. Barack Obama e John McCain, i due candidati alla elezioni presidenziali americane del 4 novembre, in queste settimane si contendono la Casa Bianca prevalentemente sui temi energetici, delle tasse, della sicurezza nazionale e dell’autofinanziamento della campagna elettorale, ma sottotraccia resta sempre la questione dell’aborto e dei voti di chi crede in Dio a fare da spartiacque. Obama sta cercando seriamente di coinvolgere i leader evangelici, mentre McCain fatica a trovare un dialogo coerente con la base elettorale delle più recenti vittorie del Partito repubblicano. L’impegno di Obama è reale e molti leader evangelici sono intrigati dal suo messaggio di apertura nei confronti della religione e, soprattutto, del ruolo che la fede può giocare nella sfera pubblica.
C’è però l’aborto a impedire un sereno e fruttuoso rapporto tra Obama e il mondo evangelico. Obama mostra rispetto per le opinioni degli antiabortisti, ma resta un solido sostenitore del diritto della donna a interrompere la gravidanza sempre e comunque e, ai tempi in cui era senatore in Illinois, ha anche votato contro la legge che proponeva (come nel recente documento dei cattedratici di Ostetricia e Ginecologia delle università di Roma) di considerare i feti sopravvissuti all’aborto esattamente come i neonati prematuri, quindi meritevoli di assistenza e cura.
A sostegno di Obama – oggetto l’altro ieri di pesanti accuse da parte di uno dei leader della destra religiosa, James Dobson – è arrivato il reverendo Jim Wallis, il più noto tra gli evangelici di sinistra nonché organizzatore dei Forum sulla fede cui hanno partecipato, in diretta tv sulla Cnn, sia Obama sia Hillary Clinton. Wallis ha detto che prima della convention democratica di Denver, a fine agosto, incontrerà Obama per proporgli di aggiungere un nuovo e importante capitolo al programma di partito, tutto dedicato alla “riduzione dell’aborto”. Wallis ha spiegato all’Abc News che dirà apertamente a Obama che “la riduzione dell’aborto deve essere un punto centrale della piattaforma elettorale del Partito democratico alle prossime elezioni”. Wallis sa peraltro di poter contare su un alleato dentro il partito, anzi proprio dentro la commissione interna del Partito democratico che ha il compito di scrivere il programma in vista della convention e delle elezioni: il reverendo Tony Campolo. “Ci sarà un gran dibattito – ha detto Wallis, confermando che il reverendo Campolo proporrà la questione dell’aborto nel corso delle prime riunioni della commissione – Non ci sarà bisogno di criminalizzare nessuno. Non si dovrà prendere una posizione diversa sul diritto della donna di scegliere, ma si comincerà con la necessità di ridurre in modo drastico il numero degli aborti”.
Il programma per la vita che Wallis proporrà a Obama, ben sapendo che troverà il candidato democratico attento e ricettivo, prevede di rendere più semplice l’adozione, di sostenere economicamente le donne con basso livello di reddito e di aumentare l’impegno sulla prevenzione delle gravidanze. Il reverendo Wallis è convinto che se Obama riuscisse a cambiare il programma del partito – non rinnegando la sua tradizionale posizione pro choice, ma impegnandosi anche a favore della vita – riuscirebbe a farsi ascoltare anche dai cattolici e dagli evangelici: “Considerare seriamente l’aborto come una questione morale – ha detto Wallis all’Abc – aiuterà moltissimo i democratici con un elettorato che già va verso la loro direzione sulle questioni della povertà e dell’ambiente”.
26 Giugno 2008