Le dotte riflessioni di Giulio Tremonti sulla crisi globale del liberismo sono state il fatto nuovo della scorsa campagna elettorale italiana, ma anche in America si discute molto su questo punto in vista delle elezioni presidenziali del 4 novembre.
Ci sono due paradossi. Il primo è che i candidati più vicini alle posizioni tremontiane sono stati quelli di sinistra liberal, Hillary Clinton e Barack Obama. Sono stati loro, i due leader del Partito democratico, a dubitare come Tremonti delle politiche economiche pro-globalizzazione degli anni Novanta elaborate, peraltro, dal democratico Bill Clinton.
Obama e Hillary, infatti, sostengono che i bassi salari in Messico, Cina e India abbiano causato la chiusura di molte fabbriche americane. Nessuno dei due, però, dice che in America la disoccupazione è diminuita e che la globalizzazione ha creato benessere, abbassando i prezzi dei beni e aumentando la possibilità di scelta dei consumatori in America e anche da noi. Il secondo paradosso è che sia la nuova destra tremontiana sia la nuova sinistra americana non solo cercano di mitigare il liberalismo degli anni Novanta, ma addirittura propongono ricette simili al conservatorismo fallimentare del presidente Herbert Hoover alla fine degli anni Venti: tariffe e norme a protezione della produzione e del lavoro locale. Obama e Hillary propongono anche di abrogare i tagli fiscali di George W. Bush, cosa che fece anche Hoover con la politica fiscale del predecessore trasformando così la recessione del 1932 nella Grande Depressione.
Il candidato di centrodestra, John McCain, segue un’altra linea, quella indicata da Grover Norquist, leader conservatore e presidente dell’American Tax Reform. Norquist ha scritto un saggio dal titolo “Leave us alone – Getting the government’s hands off our money, our guns, our lives”, un manifesto del lasciateci in pace, del giù le mani dello Stato dai nostri soldi, dalle nostre armi e dalle nostre vite. La sua tesi è che l’America e il mondo non soffrano affatto di eccessivo mercatismo o di assenza di protezioni dagli attacchi finanziari globali, come pensa Tremonti. Secondo Norquist, invece, c’è bisogno di ulteriore libertà, di più mercato e di minori regolamentazioni governative. “Leave us alone” è l’esatto opposto del neotremontismo che chiede alla politica, quindi allo Stato, di impegnarsi a promuovere i valori, la famiglia e anche autorità e ordine. Tremonti parla di “identità europea”, Norquist invita invece a stare il più alla larga possibile dal declinante modello europeo. In teoria dovrebbe essere Norquist, non Obama, il più credibile modello americano di Tremonti.
Christian Rocca
17 Luglio 2008