Dopo il discorso sulla patria di lunedì e quello sulla famiglia di un paio di settimane fa, ieri pomeriggio Barack Obama ha pronunciato, davanti a un gruppo di pastori cristiani, un altro “major speech” sulla fede e a favore delle associazioni caritatevoli di ispirazione religiosa con cui è riuscito a scavalcare il “conservatorismo compassionevole” di George W. Bush. A Zanesville, in Ohio, Obama ha annunciato che, da presidente, amplierà e potenzierà le attività dei gruppi “faith-based”, ovvero le associazioni religiose impegnate in attività solidali che sono state il pilastro della politica interna di Bush. Considerate da molti intellettuali liberal come l’anticamera dell’avvento della teocrazia in America, le “faith-based initiative” sono state invece definite da Obama “particolarmente adatte a offrire solidarietà e aiuto perché il cambiamento non arriva dall’alto, ma dal basso, e poche organizzazioni sono più vicine alla gente delle nostre chiese, sinagoghe, templi e moschee”.
Obama ha detto, inoltre, che in caso di elezione alla Casa Bianca nominerà “un nuovo Consiglio per le partnership di fede e di quartiere”, in sostituzione dell’Office of faith-based initiative di Bush che secondo il candidato democratico non ha mantenuto le promesse e non è stato dotato dei finanziamenti necessari. “Il nuovo Council of faith-based and neighborhood partnership – ha detto Obama in Ohio – sarà una parte centrale della mia Amministrazione”.
Il primo direttore dell’analogo ufficio bushiano, John DiIulio, ha detto che “Obama ha offerto una visione onesta, prudente e pragmatica per il futuro delle partnership delle comunità solidali e delle organizzazioni religiose no profit e si è anche concentrato in modo ammirevole sui gruppi che forniscono servizi sociali vitali alla gente e alle comunità bisognose: il suo piano mi ricorda il meglio dei discorsi che fecero nel 1999 il vicepresidente Al Gore e l’allora governatore del Texas George W. Bush”. Anche David Kuo, l’iperconservatore religioso ex numero 2 di DiIulio, poi uscito dalla Casa Bianca sbattendo la porta e dopo aver accusato Bush e Karl Rove di aver preso in giro la comunità evangelica, si è pronunciato favorevolmente sul piano di Obama, anche perché la campagna del senatore democratico gli ha chiesto una consulenza preventiva prima di rendere note le sue proposte.
Il discorso in Ohio è uno dei tanti tasselli della strategia obamiana per sottrarre i voti evangelici al Partito repubblicano, non particolarmente attratti dal laico John McCain. Il New York Times ieri ha raccontato che da qui a ottobre il quartier generale di Obama organizzerà “mille feste e dozzine di concerti di rock cristiano”.
Obama ha cominciato il discorso in Ohio con un ricordo personale: “Non sono cresciuto in una famiglia particolarmente religiosa, ma l’esperienza a Chicago mi ha mostrato come la fede e i valori possano essere l’ancora della mia vita. E col tempo sono arrivato a vedere la mia fede sia come dedizione personale a Cristo sia come dedizione alla mia comunità; per cui se mi limitassi a sedere in chiesa e a pregare per tutto quello che voglio, non soddisferei la volontà di Dio a meno che non uscissi a fare il lavoro di Dio”.
Le associazioni caritatevoli di ispirazione religiosa, secondo Obama, non sono un’alternativa all’impegno dello stato o delle associazioni laiche, ma “le sfide che ci troviamo di fronte sono semplicemente troppo grandi per lo stato”. Obama ha spiegato che è stato Bill Clinton il primo a firmare una legge, approvata dal Congresso repubblicano, che ha aiutato il lavoro sociale dei gruppi religiosi, ma ha anche riconosciuto che “il presidente Bush è stato eletto con la promessa di ‘guidare gli eserciti della compassione’ e ha istituito l’Ufficio delle Faith-based initiative”. Obama ha detto che toccherà a lui aiutare i gruppi religiosi perché crede che sia “una buona idea” l’istituzione di “una relazione tra la Casa Bianca e i gruppi di base, sia religiosi sia laici”. Il candidato democratico ha ribadito che tutto ciò non metterà in dubbio la separazione tra stato e chiesa, ma soltanto se si eviteranno le discriminazioni e l’uso del denaro federale per fare proselitismo.
Il ruolo del suo Consiglio per le partnership di fede e di quartiere sarà ancora più ampio, ha spiegato Obama: “Aiuterà a fissare il nostro programma nazionale”, perché se la sua Amministrazione vorrà aiutare i bambini poveri o lottare contro i genocidi e contro l’Aids, “a Capitol Hill avremo bisogno di uomini di fede che sappiano rappresentare queste sfide non soltanto come crisi di sicurezza o umanitarie, ma anche come crisi morali. Noi sappiamo che la fede e i valori possono essere una fonte di forza per le nostre vite – ha concluso Obama – Lo sono stati per me. E lo sono per molti americani. Ma possono anche essere qualcosa di più, possono essere la fondazione di un nuovo progetto di rinnovamento americano”.
Christian Rocca
2 Luglio 2008