Denver. Barack Obama accetterà la candidatura a presidente degli Stati Uniti giovedì sera, al termine dei quattro giorni di convention del Partito democratico di Denver, in Colorado. Lo stato ospitante è uno dei campi di battaglia alle prossime elezioni del 4 novembre, il territorio bushiano (sia nel 2000, sia nel 2004) che con più probabilità potrebbe passare nella colonna dei democratici. In palio ci sono nove Grandi Elettori, considerati decisivi per raggiungere 270, la quota necessaria a vincere le elezioni presidenziali americane. In vantaggio, sia pure d’un soffio, c’è il candidato democratico Barack Obama e la tendenza politico-elettorale favorisce il suo partito almeno dal 2006, cioè da quando i democratici hanno conquistato la poltrona di governatore. Il partito ha scelto Denver come sede della sua convention proprio per questo, perché da tempo convinto che in questo stato, così come in tutta la regione delle Montagne rocciose, situata nel cosiddetto “interior west”, potesse cominciare la rivincita politica sui repubblicani.
Anche un secolo fa, nel 1908, i democratici hanno tenuto a Denver la convention. In quell’occasione nominarono uno dei più formidabili oratori della loro storia: William Jennings Bryan, un leader progressista e religioso che mescolava politica riformatrice e linguaggio evangelico. Bryan, in seguito, è passato alla storia per le sue battaglie contro l’insegnamento dell’evoluzionismo darwiniano nelle scuole, culminate nel 1925 nel processo “Scope Monkey”. Senza la religione, diceva Bryan, non ci può essere vero cambiamento. Dopo la convention di Denver del 1908, il predecessore di Obama vinse in Colorado ma perse le elezioni generali contro William Howard Taft.
In Colorado la partita non sarà facile per Obama, anche se la convention lo aiuterà, perché lo stato non è soltanto sede di alcune delle enclave più liberal d’America, come le località sciistiche di Aspen e Telluride, ma anche dell’Accademia dell’Aeronautica militare e, soprattutto, di “Focus on the Family”, l’organizzazione militante cristianista di James Dobson che ha preso il posto della “Moral Majority” e della “Christian Coalition” alla guida della della destra religiosa americana. I moderni borghi radical chic e il quartier generale della “Jesus Machine” di Colorado Springs, insieme nello stesso stato del west che è grande poco meno dell’Italia ed è abitato da poco meno di cinque milioni di persone. Il Colorado è uno di quegli stati americani che si notano subito sulla cartina geografica, grazie alla sua perfetta forma rettangolare e ai suoi confini artificiali. Un bestseller appena uscito negli Stati Uniti, “How the States got their shapes” di Mark Stein, spiega che il Colorado ha questa forma squadrata come quasi tutti gli altri stati che lo circondano perché nella seconda metà dell’Ottocento il Congresso di Washington aveva deciso per quanto possibile di creare uguali i nuovi stati, mentre ad attenuare le diseguaglianze con le ricche, potenti e popolose 13 ex colonie provvedeva già la Costituzione con il sistema bicamenrale e la rappresentanza paritaria al Senato.
La storia del Colorado è strettamente connessa all’epopea americana del west, alla corsa all’oro, alla lotta contro la schiavitù e ai più rigorosi principi costituzionali federali. Nel 1876, a cento anni esatti dalla nascita degli Stati Uniti, il presidente Ulysses S. Grant ha firmato l’ingresso del Colorado come trentottesimo stato dell’Unione e, da allora, il motto locale è “lo stato del centenario”. Nel 1854 fu scoperto l’oro in una zona al centro dei quattro territori e improvvisamente arrivarono da ogni dove cinquantamila persone. La gran parte dei giacimenti era in Kansas, ma il governo locale era impegnato a sedare la violenta battaglia tra schiavisti e abolizionisti e non era in grado di amministrare le esigenze dei cittadini dei nuovi insediamenti che chiedevano un governo più vicino e presente. Nel 1859, i rappresentanti delle miniere d’oro si riunirono e crearono il “territorio di Jefferson”, cercando di inglobare quasi tutti i giacimenti di oro e argento, ma anche vasti terreni agricoli. Il Congresso, nel 1861, rispose alla richiesta dei residenti creando il territorio del Colorado, peraltro con l’errata convinzione che il fiume Colorado nascesse dentro i suoi confini. Il fiume locale, in realtà, era il Grand river, poi rinominato anch’esso Colorado nel 1921. Washington mantenne i confini est e ovest decisi dai residenti, ma accorciò quelli settentrionali e meridionali. La larghezza del Colorado, ampia sette gradi, era la stessa dell’Oregon e, successivamente, è diventata il modello per le dimensioni dello stato di Washington, del Wyoming, del Nord e del Sud Dakota, in osservanza del principio che tutti gli stati, per quanto possibile, devono essere creati uguali.
Il Colorado è il primo stato dell’Unione ad aver ottenuto con un referendum popolare il diritto di voto per le donne, nel 1893. La speranza di Obama, con la convention di Denver e con le buone probabilità di strapparlo ai repubblicani, è che possa essere anche il primo ad aver lanciato ed eletto un presidente nero alla Casa Bianca.
24 Agosto 2008