Camillo di Christian RoccaLe confessioni di Obama

New York. Leggete qui: “Credo che Gesù Cristo sia morto per i miei peccati e che grazie a lui io mi sia redento. Questa, per me, è una fonte di forza e di sostegno quotidiano”. Non è finita: “Io so che non sono solo nel mio cammino e so anche che se riuscissi a seguire soltanto in minima parte il suo insegnamento i miei peccati potranno essere spazzati via. Questo per me vuol dire anche avere l’obbligo di accogliere non soltanto con le parole, ma anche con le azioni, le aspettative che Dio ha nei nostri confronti (…), cioè agire in modo giusto e con misericordia amorevole e seguire in modo umile il nostro Dio. Cerco di applicare queste lezioni ogni giorno”. Queste parole sono di un candidato alla presidenza degli Stati Uniti, tra i due quello più cool, liberal e di sinistra: Barack Obama. In Italia e in Europa sarebbe impensabile per un politico, anche di destra, pronunciare frasi del genere (e infatti non le avete lette nei resoconti di ieri) e forse anche partecipare a un “forum civile” con l’altro aspirante alla presidenza dentro una mega-chiesa evangelica, rispondendo alle domande di un leader religioso, davanti a una platea di fedeli e in diretta televisiva. Barack Obama e John McCain lo hanno fatto, a dimostrazione che il vero liberalismo impone la separazione tra stato e chiesa, ma non vieta il confronto tra fede e politica perché, come ha detto il pastore che ha officiato l’incontro tra i due senatori, “la fede è soltanto un modo di vedere le cose del mondo, tutti hanno una visione e per noi è importante sapere quale sia”. I due candidati si sono incontrati sabato sera nella megachiesa californiana Saddleback, guidata da Rick Warren, il più influente dei leader religiosi d’America, per rispondere – prima l’uno, poi l’altro – alla stessa identica serie di domande personali e politiche poste dal pastore evangelico che piace tanto ai liberal perché, a differenza dei vecchi boss della destra religiosa, considera la povertà, l’Aids e il surriscaldamento terrestre battaglie da affrontare con lo stesso rigore morale applicato alle più tradizionali questioni dell’aborto e del matrimonio gay. Obama ha citato passi del Vangelo di Matteo e ha anche detto che “il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna”. Il candidato democratico, come peraltro George W. Bush, è favorevole alle unioni civili, ma ha voluto precisare che “per me, da cristiano, il matrimonio è anche un’unione sacra. Di mezzo c’è Dio”.
Nel programma obamiano, in realtà, c’è la proposta di abrogare la legge in difesa del matrimonio, firmata da Bill Clinton, che stabilisce proprio la specificità eterosessuale dell’unione matrimoniale, sicché la risposta del candidato democratico è sembrata voler cercare un punto di contatto con una fetta di elettorato che su questi temi, ormai da una trentina d’anni, favorisce i repubblicani. Lo stesso sulla ricerca embrionale: Obama ha precisato di essere a favore della sperimentazione sugli embrioni scartati e destinati alla distruzione e di essere “ovviamente” pronto ad evitare i problemi morali legati alla ricerca sugli embrioni “se davvero le cellule staminali adulte risulteranno funzionare allo stesso modo”. McCain ha dato la stessa definizione di matrimonio e una più laica rappresentazione del suo rapporto con Dio. Sull’aborto, il repubblicano ha promesso che sarà un presidente antiabortista e, sollecitato da Warren, ha detto che i diritti umani di un bambino cominciano “al momento del concepimento”. Alla stessa domanda, Obama non ha voluto rispondere: “Sia dal punto di vista scientifico sia da quello teologico, su questo tema essere specifico è al di là delle mie competenze”. Obama ha confermato di essere pro choice, ma anche di volersi battere per ridurre il numero degli aborti.
Un altro tema intriso di significati religiosi, oltre che politici, è quello sull’esistenza o meno del “male”. McCain, ricordando Bin Laden e l’islam radicale, ha detto che il male va “sconfitto”. Obama ha scelto di definire il male con il genocidio in Darfur e con la violenza nelle città americane, ma ha spiegato che, sia pure con le necessarie cautele, il male va affrontato apertamente: “Noi, come individui, non possiamo cancellare il male dal mondo. Questo è compito di Dio, ma noi possiamo essere i soldati di questo processo”.

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