New York. Ci sono in corso due fenomeni paralleli nelle università degli Stati Uniti. Il primo è quello dei professori liberal – formatisi negli anni Sessanta e Settanta all’apice della guerra culturale americana – che cominciano ad andare in pensione e a essere sostituiti da giovani leve meno ideologizzate e politicamente più moderate. L’altro è quello di un rinnovato interesse dei conservatori per il mondo accademico, dopo decenni di investimenti finanziari e intellettuali quasi esclusivamente su centri studi e di ricerca esterni alle università. Il New York Times ha sintetizzato con i numeri la tendenza alla moderazione dei 675 mila professori universitari americani: il 17,2 per cento dei prof di età tra i 50 e i 64 anni si definisce “militante liberal”, contro soltanto l’1,3 dei docenti sotto i 35 anni.
L’Accademia americana resta solidamente di sinistra, ma in questo mutamento generazionale e ideologico i conservatori hanno intravisto un’opportunità, non tanto per contrapporre facoltà di destra a quelle liberal, ma per incoraggiare le università a considerare nei loro corsi anche altre correnti di pensiero. Con “The Closing of the American Mind” (1987), il filosofo conservatore Allan Bloom aveva stilato un formidabile atto d’accusa contro il declino delle università americane: “L’istruzione superiore è una delusione per la democrazia e ha impoverito le anime degli studenti di oggi”.
Più di vent’anni dopo, i seguaci di Bloom sono convinti che la situazione sia peggiorata. Intanto perché prevale sempre di più il relativismo culturale e morale, ovvero una lettura della realtà secondo cui non esistono civiltà superiori o verità assolute, ma valori, usi e costumi diversi e sempre giustificabili dal contesto. L’ambiente accademico, inoltre, è peggiorato a causa del grande successo dei centri di ricerca e dei pensatoi di Washington, vere e proprie università ombra, ma senza studenti, che hanno attirato i migliori cervelli conservatori, allontanandoli dalle facoltà tradizionali.
James Piereson, negli ultimi vent’anni, è stato il personaggio chiave dei finanziamenti agli intellettuali, analisti e saggisti conservatori dei principali centri studi del paese. Due anni fa, su indicazione testamentaria del fondatore della Olin Foundation, Piereson ha chiuso quell’epoca di donazioni private ai centri studi, investendo fino all’ultimo spicciolo degli oltre 500 milioni di dollari della fortuna personale di John M. Olin.
Piereson, oggi analista al Manhattan Institute, ha escogitato un nuovo modo per influenzare il dibattito pubblico: indirizzare i finanziamenti invece che sui centri studi, su cattedre, corsi, libri e materie tralasciate dai curriculum universitari.
Piereson e il Manhattan Institute hanno fondato il “Veritas Fund” che funziona come un fondo di investimento che individua università, facoltà e professori su cui puntare e poi far convogliare le donazioni raccolte da un ampio network di istituzioni conservatrici. La nuova strategia è nata nel 2005, a fronte del disagio dei grandi donatori conservatori rispetto all’uso che le università facevano dei loro assegni.
Piereson e il Veritas Fund, ha scritto il New York Times, in pochi anni hanno aiutato a creare venti centri di ricerca e di studio sul pensiero occidentale, all’interno delle università del Texas, del Colorado, della Florida e di altre grandi facoltà del paese (in totale sono 37). I soldi conservatori finanziano corsi sulle istituzioni democratiche americane, sui padri fondatori, sul capitalismo, sul libero pensiero e studi sul canone occidentale attraverso la lettura di Platone, Alexis de Tocqueville, Martin Luther King. L’establishment liberal resta sospettoso, specie ora che le attività di lobbying di Piereson hanno aperto le porte ai finanziamenti federali che il Congresso potrà indirizzare, nelle forme e nei modi che crede, a favore di centri accademici dedicati all’insegnamento di storia tradizionale americana, istituzioni libere e civiltà occidentale. Ma fin qui non ci sono state polemiche, anche perché le iniziative universitarie finanziate da Veritas e dagli altri mecenati conservatori sono state valutate caso per caso e considerate corrette e non macchiate da pregiudizio ideologico.
Christian Rocca
24 Settembre 2008