Camillo di Christian RoccaIl linciaggio high-tech di Sarah Palin

New York. Breve riassunto: i terribili repubblicani americani, quelli cristianisti, misogini e bigotti, hanno entusiasticamente scelto una donna, Sarah Palin, come candidata vicepresidente e forse anche di più. Gli stessi orribili figuri, guidati da quell’ignorantone e bugiardo di George W. Bush e dalla sua anima affarista e guerrafondaia Dick Cheney, nel 2001 hanno affidato la politica estera americana a un nero, Colin Powell, e contemporaneamente anche la Sicurezza nazionale, mica il ministero delle Pari opportunità, a una donna che non è soltanto donna, ma anche nera: Condoleezza Rice. Una decina di anni prima, l’ex presidente Bush senior aveva nominato lo stesso Powell a capo delle Forze armate americane in tempo di guerra e il giudice nero Clarence Thomas alla Corte suprema.
Di fronte a queste notizie uno si immagina festeggiamenti, tappi di champagne che saltano e infiniti baci e abbracci nelle terrazze fiorite degli intellettuali liberal da questa e dall’altra parte dell’oceano. Invece no. Ogni volta, da Thomas a Palin, scatta quello che ai tempi delle polemiche sulla sua nomina a giudice supremo Clarence Thomas aveva definito “linciaggio high-tech”, perché alla fine “mi linciate, mi distruggete e caricaturizzate in una commissione del Senato americano, invece che appendermi a un albero”.
Il Partito democratico americano è lontanissimo parente di quello razzista e segregazionista di un tempo – Abramo Lincoln e Martin Luther King, se qualcuno se lo fosse dimenticato, erano di destra, repubblicani – da molto prima della storica nomina di Barack Obama, più o meno da quando nel 1964 il presidente Lyndon Johnson, quello del Vietnam, ha firmato la legge sui diritti civili introdotta l’anno precedente da John Fitzgerald Kennedy (il quale, però, nel 1957 aveva votato contro una simile legge del presidente repubblicano Dwight Eisenhower).
Donna o nero, e nel caso di Condi Rice donna e nera, è sempre uguale la reazione del mondo liberal e di sinistra, dopo lo choc iniziale a causa di quegli impresentabili reazionari così malefici e infidi da abbattere loro e sul serio, non soltanto a chiacchiere, barriere e pregiudizi. E allora, bene una donna, bene un afroamericano, ma proprio questi qui che hanno scelto no, non vanno bene, perché non sono capaci, sono impreparati, sono fondamentalisti e poi anche molestatori sessuali, forse lesbiche, hanno l’amante (lo dice il National Enquirer!) e pure figlie adolescenti incinte. E’ il grande linciaggio high-tech globale, rinfocolato dai blog e dal riflesso condizionato del sempre in guardia Giornalista Collettivo.
Non importa che, figlia incinta a parte, non sia vero niente, che in realtà Thomas e Rice fossero perfettamente qualificati e preparati a ricoprire i ruoli a cui sono stati chiamati e Palin governi già uno stato e non sia affatto una fondamentalista come la descrivono (è stato Obama, per esempio, nel suo discorso di Denver a parlare, non notato, di “ridurre il numero degli aborti”, Palin si limita a non abortire). E, quanto, alla libidinosa attenzione sulla figlia incinta, mica male per l’intellettuale engagé che dà agli altri di bacchettoni e baciapile.
Su Condi Rice, Lidia Ravera ha scritto in modo indimenticabile che è “una donna-scimmia” e “certamente afflitta da una vita di mestruazioni a cui, probabilmente, data l’età, è seguita la mai troppo rimossa menopausa”. Luciana Castellina sostiene che Sarah Palin non abbia capito “la specificità di essere donna”, quando perlomeno l’ha capito cinque volte, mentre le femministe americane del Now dicono che sui temi femminili la governatrice dell’Alaska è “più uomo che donna”. Non importa che tipo di donna sia – modello tutto lavoro e carriera e senza figli come Condi Rice o quello familiar-rurale con cinque figli di Sarah Palin. Non gliene frega niente dei neri e delle donne. La cosa che non va bene è che quegli “sporchi xxx” e quelle “xxx” non la pensano come loro.

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