Camillo di Christian RoccaIl Maverick s'è preso il partito

St. Paul (Minnesota). L’anticonformista e attaccabrighe John McCain alla fine ce l’ha fatta. La convention repubblicana s’è conclusa in trionfo per il “maverick” della politica americana, il simpatico vecchietto con il passato da eroe di guerra che gran parte del suo stesso partito detestava e mal sopportava o che al massimo accettava perché in fondo era sempre messo in minoranza. McCain ora è riuscito nell’improbabile impresa di rimodellare il marchio repubblicano a sua immagine e somiglianza, trasformando il partito che guida la Casa Bianca da otto anni nel movimento che cerca di cambiare e riformare Washington con più pragmatismo ed esperienza rispetto all’idealismo chiacchierone e d’establishment dei candidati democratici Barack Obama e Joe Biden.
I repubblicani hanno capito che questa era la loro unica strada per la vittoria, peraltro nemmeno così sicura. Le prossime settimane diranno se gli elettori si sono fatti convincere, ma con la convention di St. Paul certamente McCain è riuscito a mostrare un lato indipendente e moderato del Partito repubblicano, un’operazione che peraltro era riuscita anche a George W. Bush nel 2004 a New York. Allora, a parlare in prime time televisivo, oltre al presidente e al suo vice, erano stati McCain, Rudy Giuliani e Arnold Schwarzenegger, i tre leader più liberali del partito (malgrado la sua immagine sulla stampa, la filosofia politica di Bush junior è sempre stata più moderata e centrista rispetto al mainstream repubblicano).
McCain però ha fatto altro, non ha semplicemente mostrato il lato presentabile del Partito repubblicano, ma quello imprevedibile e indipendente del suo carattere. Non ha potuto contare su Schwarzenegger, ufficialmente perché il governatore aveva da chiudere il budget in California, ma probabilmente per il cambio di posizione di McCain sulla trivellazione al largo della costa californiana. Però, sfruttando con maestria politica la potenziale tragedia dell’uragano Gustav, è riuscito a trovare il modo di far capire agli americani che i conservatori sono davvero compassionevoli e a far dimenticare l’impreparazione ai tempi di Katrina che è stata il vero punto di svolta nella percezione americana della presidenza Bush. Nello stesso pacchetto sono rientrati la cancellazione della presenza di Dick Cheney e l’intervento soltanto via satellite del presidente, perlopiù limitato alle operazioni di soccorso a New Orleans e nelle zone colpite da Gustav.
Gli interventi di Fred Thompson e, soprattutto, del democratico Joe Lieberman, alla sua prima convention repubblicana e a otto anni dalla sua candidatura alla vicepresidenza con Al Gore e contro Bush e McCain, hanno messo il primo pilastro del nuovo partito repubblicano. Anche Bush, nel 2004, ha avuto al suo fianco un esponente democratico di primo piano, il senatore della Georgia Zell Miller. Ma in quell’occasione Miller ha accusato di tradimento i suoi ex compagni di partito e ha criticato duramante John Kerry, mentre Lieberman si è rivolto a democratici e indipendenti da senatore democratico e indipendente, provando a convincerli che oggi la scelta migliore, nonostante il grande futuro che spetta a Obama, è McCain. L’intervento appassionato di Rudy Giuliani e l’uragano Palin, con la sua esplosiva carica di novità e il confinamento a un ruolo secondario di una figura scialba e stancamente conservatrice come Romney, hanno consolidato il nuovo spirito indipendente del partito e confermato che McCain, scegliendo una maverick come lui, in più donna e di frontiera, è ancora oggi il politico più imprevedibile d’America.

Come si conquistano i diffidenti
I delegati repubblicani si sono finalmente sciolti. Un paio di giorni prima della convention, erano ancora diffidenti di McCain. In un colpo solo la scelta di Sarah Palin gli ha consentito di conquistare il partito, viste le credenziali conservatrici della governatrice dell’Alaska, di consolidare la sua immagine anticonformista, scegliendo la persona più lontana geograficamente, politicamente e biograficamente da Washington, e di rubare la scena a Barack Obama, nominando una persona ancora più giovane, nuova e fresca di lui. McCain è riuscito a depotenziare l’unica vera linea d’attacco dei democratici e dei giornali liberal, quella secondo cui una presidenza McCain sarebbe la continuazione della Casa Bianca di Bush. Una linea peraltro debole, perché negli ultimi otto anni le stesse persone hanno insistentemente spiegato agli americani che John McCain è l’anti Bush e l’unico esemplare di repubblicano apprezzato anche dai democratici e dagli indipendenti. Ora con lui c’è anche un partito.

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