Camillo di Christian RoccaL'uragano Sarah e la stampa liberal

St. Paul (Minnesota). L’uragano Sarah Palin è arrivato all’Xcel Energy Center, subito dopo i tre big Rudy Giuliani, Mitt Romney e Mike Huckabee, entusiasmando i delegati del Partito repubblicano, fino a quel momento un po’ freddini con il loro candidato John McCain e i suoi tanti amici democratici, indipendenti e pro-aborto. La scelta di Palin come candidata alla vicepresidenza, però, ai loro occhi rappresenta un punto di svolta, un vero cambiamento e una “boccata d’aria fresca”, parole dell’ex senatore e attore Fred Thompson, che martedì sera, in diretta televisiva, ha prima difeso Palin e poi raccontato con tipico accento del sud, come in uno script hollywoodiano, l’eroismo di McCain nei suoi cinque anni e mezzo di prigionia in Vietnam. La presentazione della storia di McCain, vivida nei dettagli, è stata potente ed efficace, così come l’appello rivolto ai democratici e agli indipendenti da Joe Lieberman, nel 2000 candidato vicepresidente di Al Gore e avversario di Bush-Cheney.
Ma L’attenzione è tutta per la governatrice dell’Alaska. I giornali sono alla caccia di scoop, poi quasi tutti svelatisi falsi, dall’adesione a un partito indipendentista, ad aver fatto campagna con un iperconservatore antisemita come Pat Buchanan, che peraltro ieri ha detto di condividere le posizioni di Obama su Israele, fino a non essere la vera madre del suo ultimo bimbo, quello nato ad aprile e affetto dalla sindrome di Down, che in realtà sarebbe di sua figlia, quella che oggi è incinta di cinque mesi. I settimanali popolari le dedicano copertine, su “People” simpatetica, su “Us Weekly” calunniosa.
Palin è così estranea alla politica di Washington che la sua storia è tutta da scrivere. Gli opinionisti sono scatenati: la tesi principale, anche di numerosi editorialisti conservatori, è che non sia pronta per il prime time, che non abbia l’esperienza necessaria per ricoprire l’ufficio di vicepresidente. I suoi estimatori sostengono che in realtà ha più esperienza decisionale di Obama e Biden messi insieme, visto che da due anni governa – con l’indice di gradimento più alto d’America – uno stato dell’Unione.
Palin fatica a sottolineare la natura riformatrice della sua carriera politica e amministrativa, anche se a rassicurarla c’è la reazione dei delegati repubblicani e il ritrovato entusiasmo della base conservatrice. Sul Wall Street Journal un lettore ha scritto questa lettera: “Meno di 45 anni, amante della vita all’aria aperta, riformatore repubblicano che s’è messo contro l’establishment del partito, con molti figli e un posto da candidato vicepresidente dopo solo due anni da governatore. Ecco descritti Theodore Roosevelt nel 1900 e Sarah Palin nel 2008”.
Giornali e televisioni sono di parere diverso e il team McCain ha risposto alle bordate anti Palin, soprattutto del New York Times (accusato di fare fiction, non informazione) e della Cnn, rifiutando di rispondere ulteriormente a domande sul suo processo di selezione. L’accusa è che McCain abbia agito d’impulso, senza aver davvero pensato e valutato i pro e i contro di una compagna d’avventura inesperta e sconosciuta ai più. Quelli che criticano McCain per aver fatto una scelta così fuori dagli schemi, replica il team repubblicano, sono gli stessi che fino a venerdì scorso dicevano che McCain non era più lo stesso, che non era più capace di prendere decisioni libere e indipendenti e che si era definitivamente piegato a compiere scelte banali, tradizionali, partitiche.
Solo Palin, con la sua performance in campagna elettorale, potrà fermare l’ondata e riprendere il possesso della sua immagine. Al momento c’è addirittura chi sostiene che si possa dimettere prima del voto, mentre altri si avventurano a calcolare le probabilità che al 72enne McCain, già sopravvissuto al cancro, possa capitare qualcosa e a immaginare la Palin alla Casa Bianca con tutti quei figli, uno dei quali malato.Un gruppo di donne repubblicane, indignate e bellicose, ha accusato la stampa di sessismo. Rudy Giuliani ha detto: “Qualcuno ha mai chiesto a Obama se è in grado di far crescere i suoi figli ed essere presidente. A Sarah Palin, invece, lo chiedono. Dove sono finite le femministe?”.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter