New York. Gira e rigira le poche fonti di preoccupazione di Barack Obama nella sua corsa verso la Casa Bianca risalgono agli anni di Chicago, dove non si è distinto per coraggio politico (al Senato dell’Illinois votava spesso “presente” in modo da non prendere posizioni potenzialmente scomode) e si è circondato di amici, confidenti e sodali dai curricula imbarazzanti e impresentabili: il reverendo antiamericano Jeremiah Wright, l’imprenditore condannato per corruzione Tony Rezko, l’ex terrorista non pentito Bill Ayers. Grazie all’innamoramento della stampa, Obama è sempre riuscito a evitare guai seri alla sua immagine, malgrado sui rapporti con i tre ex amici di Chicago abbia dato versioni diverse e contraddittorie.
L’ultima notizia circola ancora soltanto sui blog: pare che, nella seconda metà degli anni Novanta, Obama fosse iscritto a un partito socialista radicale, il New Party, una cosa che in America equivale ad avere la peste (anche in questi tempi di intervento dello stato per salvare l’economia). I grandi giornali non se ne sono ancora occupati, anche perché Obama è sempre stato registrato col Partito democratico, ma sulla rete si leggono i documenti di sostegno socialista ai primi passi della carriera di Obama e una serie di articoli dei giornali dell’epoca che confermano l’associazione. Uno dei più rumorosi sostenitori del passato socialista di Obama è l’ex agente della Cia Larry Johnson, amico di Valerie Plame, contrario alla guerra in Iraq, ex repubblicano, sostenitore di Hillary Clinton e grande accusatore di George W. Bush al punto che i democratici nel 2005 gli avevano affidato lo spazio settimanale radiofonico del partito.
La campagna McCain non si avvicina nemmeno alla questione. Con qualche timidezza, invece, sta provando a rilanciare il rapporto tra Obama e Ayers. McCain non ha usato la carta Ayers al dibattito di Nashville, martedì sera, dando ragione ai molti conservatori convinti che sia controproducente. Ma i portavoce del candidato repubblicano non parlano d’altro, hanno inoltrato alla stampa la lettera del figlio di una vittima del gruppo di Ayers e ieri mattina è stato diffuso uno spot ufficiale della campagna dal titolo “Ayers” che si aggiunge a quelli circolati nei giorni scorsi, ma prodotti da gruppi esterni e indipendenti.
Bill Ayers è l’ex leader del gruppo terrorista americano Weather Underground che negli anni Settanta ha messo bombe “dimostrative” al Congresso, al Pentagono, al dipartimento di stato e nella casa di un giudice. Nel 1970, a New York, tre suoi militanti sono morti mentre preparavano una bomba. Per anni Ayers è stato nella lista dei “10 most wanted” dell’Fbi insieme a sua moglie, ma oggi è professore all’Università di Chicago. L’11 settembre 2001, nel giorno dell’attacco all’America, Ayers aveva detto al New York Times: “Non mi pento di aver messo le bombe… Mi sento come se non avessimo fatto abbastanza”. Con un party a casa di Ayers, nel 1995, è partita la carriera politica di Obama. Ayers ha donato soldi alla campagna di Obama. Il senatore democratico ha guidato una fondazione che ha versato cento milioni di dollari nelle casse di un progetto educativo creato da Ayers e i due sono stati per anni nel consiglio di amministrazione di un’associazione che si batteva contro la povertà. In questi mesi Obama ha condannato gli atti violenti compiuti dal gruppo e si è difeso dicendo che Ayers è soltanto uno che vive nel suo quartiere e che quando lo ha incontrato non sapeva del suo passato. E’ la stessa autodifesa che ha funzionato con il reverendo Wright, secondo cui era soltanto il pastore della sua chiesa e non gli aveva mai sentito dire niente di compromettente.
Lo spot di McCain spiega che “il problema non è l’amicizia di Obama con il terrorista Ayers”, ma la sua “capacità di giudizio e la sua ingenuità”. Quando Obama insiste a dire che “Ayers è soltanto un vicino di casa”, recita lo spot, dimostra che “è troppo pericoloso per l’America”.
10 Ottobre 2008