Camillo di Christian RoccaThat's it/23

New York. Dal 2004 “Shake Shack” serve il miglior hamburger di Manhattan nel baracchino su Madison Square Park, ma ora ha aperto su Columbus Avenue, all’altezza della 77esima strada. Il pensatore Franco Zerlenga non è un tipo da burger e ordina uno Shack-Cago Dog, un hot dog viennese di manzo con mostarda, cipolla, cetrioli, sottoaceti, sedano, pomodoro, pepe, sale e condimento della casa. Patatine fritte Yukon gold e coca light. Zerlenga si presenta con due ritagli di giornale e due libri. Il primo ritaglio è per dirne un paio al Parlamento europeo. Il secondo per parlare di Obama, a cui ha versato altri 100 dollari, e razza. Il primo libro è un consiglio di lettura a Vittorio Zucconi, il secondo è per il pubblico generalista.
Il primo ritaglio. Zerlenga commenta la notizia del premio europeo a un dissidente cinese: “E’ un premio giusto, quello che hanno fatto a questo signore è tremendo, ma la Cina è un paese in profonda trasformazione, che sta cercando di non fare la fine dell’Urss, che vuole conciliare una cultura antica con la società moderna e dove c’è una certa libertà di religione. Non voglio giustificare la Cina, ma non capisco perché l’Europa non approvi risoluzioni sull’Arabia Saudita, un paese dove non c’è alcuna libertà e dove insegnano ai bambini a uccidere l’infedele”.
Il secondo ritaglio. Il New York Times ha pubblicato un articolo per raccontare che l’ex governatore dell’Alabama, George Wallace, non era così brutalmente razzista come racconta la sua immagine. Di nuovo, spiega Zerlenga, la questione razziale negli Stati Uniti è più complicata, sottile e profonda di quanto possa apparire agli occhi europei: “Qui c’è stata una guerra civile, una ferita che si rimargina a fatica. Ma ora il fratello di McCain partecipa alle riunioni familiari con la sua lontana parente nera Lillie McCain, che però vota Obama”. Lo stesso Obama, ricorda Zerlenga, “non è un prodotto, unico, speciale e straordinario della società americana, in fondo non è nemmeno il primo senatore nero dell’Illinois”, prima di lui, nel 1993, è stata eletta Carol Moseley-Braun.
Il libro per Zucconi. Zerlenga, spettatore fedele e unico di Repubblica tv, ha sentito Zucconi dire che “le proposte fiscali di Obama e McCain sono solo chiacchiere”. Dice Zerlenga che “Zucconi dovrebbe studiare la storia americana e per questo gli consiglio di leggere perlomeno ‘A short history of the United States’ di Robert Remini, è breve, chiaro e spiega perché in questo paese si può chiacchierare di tutto, tranne che di tasse”. Zerlenga ricorda che Walter Mondale ha perso le elezioni contro Reagan perché aveva promesso di aumentare le tasse, e che Bush senior non è stato rieletto perché non aveva mantenuto la promessa del “read my lips: no more taxes”. Dice Zerlenga che “le tasse sono alla base della politica americana”, che “le elezioni si giocano sempre sul ‘raise’ o sul ‘cut’, sull’alzare o sull’abbassare le tasse”, che “su questo non si può scherzare, perché è un argomento che tocca direttamente le persone”. Del resto, continua, “questo è un paese nato intorno al ‘no taxation, without representation’, altro che chiacchiere”.
Il libro per il pubblico generalista. Zerlenga suggerisce di legeere “Prehistory – The making of the human mind” di Colin Rentrew. (chr.ro)

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