New York. La campagna elettorale più lunga di sempre è finita, dopo quasi due anni. Questa notte si saprà chi è il quarantaquattresimo “presidente eletto” degli Stati Uniti, l’uomo che fra due mesi e mezzo, il 20 gennaio a mezzogiorno in punto, giurerà sulla Costituzione davanti al presidente della Corte suprema e succederà a George W. Bush. Gli ultimi sondaggi confermano il solido vantaggio di Barack Obama sia a livello nazionale sia negli stati dove John McCain tenta di ribaltare il pronostico che dal momento della crisi di Wall Street sembra condannarlo senza appello.
Gli analisti confermano la previsione degli istituti di ricerca: Obama ha molte più strade per arrivare ai 270 voti dei Grandi elettori necessari per diventare presidente, perché è competitivo in molti stati conservatori vinti quattro anni fa da Bush, mentre McCain è costretto a difendersi e può tentare l’improbabile colpaccio in casa democratica soltanto in Pennsylvania e in New Hampshire.
A urne ancora aperte in metà paese, intorno alle undici italiane di questa sera, la Edison Media Research and Mitofsky International consegnerà i primi exit poll ai network televisivi e all’Associated Press. I dati non saranno resi pubblici, ma dalle facce dei conduttori televisivi si comincerà a intuirne l’esito. E’ probabile, come è successo nel 2004, che qualcuno faccia trapelare sui blog il risultato, ma le indicazioni vanno prese con le molle, non soltanto perché quattro anni fa annunciarono la vittoria di John Kerry, ma anche perché Obama in tutta la stagione delle primarie democratiche ha fatto meglio negli exit poll che nei conteggi dei voti reali.
Un’ora dopo, a mezzanotte italiana, chiudono le urne in Nebraska e Indiana. In teoria sono stati conservatori, ma in Indiana Obama è competitivo. Se i network assegnano subito l’Indiana e il Nebraska a McCain vuol dire che tutto procede secondo copione, ma se Obama dovesse prevalere in Indiana sarebbe il primo segno di una vittoria a valanga per il democratico.
All’una di notte italiana, le sette sulla costa est d’America, chiudono le urne in Florida e in Virginia. In questi due stati vinti da Bush nel 2004 si comincerà a delineare il profilo del prossimo presidente. E’ probabile che, all’una di notte italiana, il distacco sarà ancora entro il margine di errore statistico e che i due stati non saranno assegnati né a McCain né a Obama. Ma nel momento in cui uno dei due verrà messo nella colonna di Obama, per McCain la partita sarà finita, non ancora aritmeticamente, ma di fatto. Mezz’ora dopo, all’una e mezzo italiana, chiudono Nord Carolina e Ohio, dove la situazione è esattamente la stessa di Florida e Virginia. I due candidati sono testa a testa, ma McCain deve vincere sia l’uno sia l’altro per continuare a sperare in una notte più lunga. A Obama, di nuovo, basta conquistare uno di questi quattro stati per poter cominciare a togliere lo champagne dal ghiaccio. McCain si può permettere di perderne soltanto uno, a patto che poi recuperi in territorio democratico.
Le combinazioni possibili
Alle otto, le due di notte in Italia, chiudono Pennsylvania e New Hampshire, gli unici due stati vinti da Kerry nel 2004 che McCain ha provato a strappare a Obama. Il New Hampshire è la seconda casa di McCain, lo stato che lo ama e che nel 2000 e quest’anno gli ha regalato sonanti vittorie alle primarie repubblicane. Ma vale soltanto 4 grandi elettori. Più ricco il piatto in Pennsylvania, 21 voti. Secondo i sondaggi, Obama è in vantaggio a doppia cifra, ma per McCain è l’unico stato con cui compensare un’eventuale sconfitta in Florida (27 voti), Ohio (20 voti), Virginia (13 voti), Nord Carolina (15 voti). Se, a questo punto della notte italiana, McCain avrà mantenuto i suoi stati o ne avrà perso uno e recuperato in Pennsylvania, si dovranno aspettare le cinque del mattino italiano e i risultati in Iowa, Colorado, New Mexico e Nevada (in totale 26 voti) per conoscere il nome del prossimo presidente. Anche in questi stati del mid-west e del west, Obama è in vantaggio e McCain indietro.
Ci sono varie combinazioni possibili – compresa la vittoria di McCain o che finisca in pareggio: 169 pari, e l’onere dell’elezione spetterebbe al Congresso – ma tutti gli analisti prevedono la vittoria di Obama con un ampio margine. L’ipotesi più probabile, a meno di sorprese clamorose in un senso o nell’altro, è che Obama mantenga tutti gli stati vinti da Kerry quattro anni fa e aggiunga alla sua colonna Florida, Ohio, Virginia, Iowa, Colorado, New Mexico, Nevada e uno dei 4 voti del Nebraska (che li assegna in modo diverso). Così Obama conquisterebbe 339 Grandi elettori e McCain 199.