Washington. Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti, ha giurato poco dopo mezzogiorno di ieri sulla Bibbia di Abramo Lincoln, davanti a circa due milioni di persone entusiasticamente stipate lungo il National Mall della capitale americana. Obama era emozionato al punto da essersi confuso, e poi bloccato per un paio di secondi, quando il presidente della Corte Suprema John Roberts lo ha invitato a ripetere la formula di rito sulla difesa della Costituzione. Obama si è ripreso al momento della pronuncia del discorso di insediamento, aiutato dal doppio e invisibile gobbo elettronico, ma soprattutto confortato dal calore della gente che per tre giorni ha scaldato Washington, urlato di gioia il suo nome e sventolato bandiere americane.
E’ difficile descrivere l’atmosfera felice e blindata della capitale, con i ponti chiusi e i check point serratissimi, così come la gioia emanata dagli americani, la gran parte di colore, arrivati per la prima volta in città, capaci di chiedere indicazioni per la Casa Bianca a un isolato dalla residenza presidenziale. Obama s’è trovato di fronte una folla immensa, mai vista a Washington, motivata dalla consapevolezza di essere parte della storia. I venditori di souvenir – magliette, orecchini, spille, poster, adesivi – hanno fatto una fortuna, specie quelli che hanno avuto l’idea di aggiungere ai loro prodotti la data e la frase “I was there”, io c’ero.
Obama, secondo la tradizione dei discorsi inaugurali, ha reso omaggio all’idea della rivoluzione americana, si è appellato ai valori di sacrificio e libertà che i padri fondatori degli Stati Uniti hanno distillato in un sistema costituzionale ineguagliato e ancora capace di guidare il mondo. Ma il cuore del discorso obamiano è stato quello della responsabilità e dei doveri di cittadinanza, specie in questi tempi di crisi economica e internazionale. Obama ha ricordato che la grandezza dell’America non è arrivata per caso, è stata creata con il sacrificio, il lavoro e il coraggio degli americani comuni.
La nuova America di Obama userà la leva pubblica per risanare l’economia, per costruire strade, ponti, scuole, convinta che sia necessario mettere da parte le differenze ideologiche. Al mondo islamico, Obama ha offerto la mano e sincera amicizia, ma in cambio della rinuncia alla violenza. Il nuovo presidente, pur ringraziando il servizio che George W. Bush ha reso al paese, ha cercato di mandare un messaggio più disteso al resto del mondo che intende continuare a guidare, ricordando che il fascismo e il comunismo sono stati sconfitti “non solo con i missili e i carri armati”, ma anche “con forti alleanze e solide convinzioni”. I terroristi, però, stiano attenti. L’America di Obama difenderà la sua libertà e il suo modo di vivere: “Non potrete durare più a lungo di noi, e noi vi sconfiggeremo”.
21 Gennaio 2009