New York. Il presidente eletto Barack Obama ieri ha presentato i vertici dell’apparato spionistico americano: l’ammiraglio Dennis Blair per il ruolo di direttore dell’intelligence nazionale e l’ex capo dello staff di Bill Clinton Leon Panetta come direttore della Cia. La scelta di Obama era nota da qualche giorno, al contrario di un paio di altre nomine per la squadra di sicurezza nazionale annunciate ieri senza molto clamore, ma perlomeno altrettanto importanti. I due nomi sono quelli di Michèle Flournoy e di John Brennan, la prima come sottosegretario al Pentagono con delega all’elaborazione della politica militare, il secondo come viceconsigliere per la Sicurezza nazionale. E’ interessante, in particolare, la scelta di Flournoy, giovane ex funzionaria clintoniana, fondatrice e presidentessa del Center for a New American Security, un piccolo centro studi di Washington che dalla sinistra radicale è considerato la versione obamiana del famigerato Project for a New American Center (Pnac) dei neoconservatori, perché sostiene che l’America debba avere una politica estera e di difesa “forte, pragmatica e morale”. Michèle Flournoy andrà a occupare il centro nevralgico del Pentagono: l’ufficio di programmazione e guida che negli anni di Bush è stato prima di Paul Wolfowitz e poi da Douglas Feith, i due strateghi neoconservatori, firmatari delle lettere anti Saddam del Pnac. Una rapida ricerca su Internet mostra come molti blog di sinistra, sbagliando, definiscano “neocon” ed ex analista del Pnac anche la Flournoy. In realtà Michéle Flournoy e altri membri del suo centro studi, come quel James Steinberg che sarà il prossimo vice di Hillary Clinton al dipartimento di stato, hanno firmato un documento del Project for a New American Century del 2005 per chiedere al Congresso di “aumentare in modo sostanziale le dimensioni dell’esercito e dei marine” e per questo sono stati accusati di essere “Pnac Democrats”, democratici neocon.
Gli studi di Michèle Flournoy insistono molto su questo punto, l’America deve dotarsi di un apparato militare e di sicurezza adeguato alle sfide di questa epoca. Il suo think tank sostiene politiche che “promuovono e proteggono gli interessi e i valori americani”, ha proposto di non ritirarsi dall’Iraq, ma anche di non rinunciare a parlare con l’Iran. Le scelte di Bush, secondo la prossima numero 3 del Pentagono, non sono state sufficienti. Flournoy sostiene che “per vincere la guerra lunga contro l’islam radicale” sia necessaria una trasformazione del Pentagono e la pianificazione di una nuova grande strategia: “Cinque anni dopo l’11 settembre, la sfida posta dai terroristi islamici non è finita. Malgrado gli Stati Uniti non siano stati attaccati di nuovo, non ci sono basi analitiche su cui poter concludere che la minaccia è diminuita. Da cinque anni siamo dentro un’altra lunga guerra contro un’ideologia pericolosa, ma la nostra strategia non è sufficientemente globale e integrata. Possiamo, e dobbiamo, fare meglio”.
L’altro nome è quello di John Brennan. Obama ieri ha annunciato che sarà il nuovo viceconsigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca con poteri rafforzati rispetto al passato. Brennan, ex repubblicano, è stato il capo dello staff del direttore della Cia George Tenet, negli anni in cui non è stato evitato l’attacco alle Torri, si diceva che Saddam avesse le armi di sterminio e sono state elaborate le strategie spionistiche post 11 settembre. Brennan è un sostenitore dell’efficacia delle extraordinary rendition (i sequestri clandestini della Cia) e delle tecniche “avanzate” di interrogatorio dei detenuti (“in qualche caso bisogna togliersi i guanti”). Era in prima fila per diventare direttore della Cia, ma la furiosa protesta dell’ala radicale della sinistra (“è un clone di Cheney”) ha convinto Obama a nominarlo vice consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, un ruolo per cui non è prevista l’approvazione del Senato.
10 Gennaio 2009