Milano. “Barack Obama puzza come Bush”, ha detto Hugo Chávez alla televisione venezuelana alla vigilia dell’insediamento del quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti. Obama e Chávez hanno cominciato a litigare molto presto, ha scritto il Washington Post, in piena continuità con il precedente scontro tra il boss di Caracas e Bush, definito da Chávez “il diavolo” durante l’assemblea dell’Onu nel 2006. Ufficialmente il nuovo approccio americano è diverso rispetto al passato, quando tacitamente nel 2002 Washington aveva sostenuto il colpo di stato anti Chávez. Obama ha abbassato i toni con il paese da cui l’America importa più greggio, ma non fino al punto da cambiare politica, vista la pericolosa ragnatela di rapporti internazionali del regime di Caracas.
Lo stesso Chávez è stato ondivago su Obama. Durante la campagna elettorale ha sperato nella vittoria del senatore dell’Illinois. “Non gli chiedo di essere un rivoluzionario né un socialista – aveva detto – ma l’arrivo di un presidente nero non è cosa da poco”. Chávez ha chiesto a Obama di cancellare l’embargo economico su Cuba, di restituire ai fratelli Castro la baia di Guantanamo e ha reiterato le offerte di incontro diretto con il nuovo presidente. Obama, però, ha posto alcuni paletti. In un’intervista alle televisioni sudamericane, andata in onda qualche giorno prima del suo ingresso alla Casa Bianca, l’allora presidente eletto aveva detto che il fenomeno Chávez è di ostacolo al progresso dell’America latina e che il governo venezuelano sostiene la guerriglia colombiana delle Farc, il gruppo che Washington considera terrorista. Obama ha spiegato che la sua Amministrazione è pronta a migliorare le relazioni con il Venezuela, ma senza dimenticare che Chávez crea “problemi inaccettabili”, che “è una forza che ha interrotto il progresso nella regione” e che “esporta attività terroristiche e sostiene entità malvagie come le Farc”.
La risposta di Chávez è stata molto simile a quella riservata in passato a Bush. “Se sono di ostacolo, quindi mi vuole rimuovere, no? Come fa a dire queste cose? Obama è disinformato, ripete quello che gli dicono. Dovrebbe smettere di ascoltare i suoi consiglieri di estrema destra e invece seguire le parole di Martin Luther King. Non è che mi confonde con Bush? E’ stato Bush quello che ha fermato il progresso nel mondo e lo ha fatto sprofondare negli abissi. Poi non dite che sono stato io il primo a scagliargli una pietra, è stato lui. Comunque c’è ancora tempo perché corregga queste sue idee. Aspettiamo e vediamo”. Il presidente venezuelano ha parlato di “forze oscure” che guidano Obama, costretto a obbedire a ordini imperialisti perché “se non lo facesse lo ucciderebbero”. Chávez è convinto che gli americani abbiano un progetto “diabolico” per destituirlo e accaparrarsi le immense risorse energetiche del Venezuela.
A preoccupare Obama, però, non c’è solo la retorica complottistica e l’influenza nefasta sulla regione, ma la relazione strategica di Chávez con l’Iran, il sostegno operativo a Hezbollah, la trasformazione del paese in centro di smistamento dei grandi network della criminalità organizzata e il rapporto con la Russia, impegnata con bombardieri e navi in esercitazioni comuni con i venezuelani a un passo dalle coste americane.
17 Febbraio 2009