Sembra di leggere “Scoop”, il capolavoro di Evelyn Waugh sulle miserie del giornalismo di guerra, ma è una storia vera, uno scontro furioso, pubblico e senza precedenti tra due grandi firme dei due principali quotidiani italiani. Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera e Guido Rampoldi di Repubblica da tre settimane se ne scrivono di tutti i colori, dandosi di “imbroglione” e “falsario”, sul blog del malcapitato, e ormai esausto, Francesco Costa, uno dei migliori blogger italiani. Tutto è cominciato il 29 gennaio. Costa ha notato un’irrituale, ma meritoria, correzione apparsa su Repubblica: “Le corrispondenze di Guido Rampoldi del 15 e del 16 gennaio, per un errore, erano datate ‘Gaza’ invece di ‘Rafah’ (Striscia di Gaza). Ce ne scusiamo con l’autore e i lettori”. Non è una novità, non solo per Repubblica, “datare” gli articoli da posti in cui il giornalista non ha messo piede e, nel caso specifico, gli articoli di Rampoldi dalla città di Gaza, notoriamente chiusa ai giornalisti, erano più di due. Almeno in questo caso, però, il giornale di Ezio Mauro ha chiesto scusa. La correzione non è bastata a Lorenzo Cremonesi, l’inviato del Corriere che negli stessi giorni a Gaza non era riuscito a entrare. Cremonesi ha postato un commento sul blog di Costa: “Il fatto che Repubblica datasse ‘Gaza’ i pezzi di Rampoldi mi è quasi costato la vita”. Cremonesi ha pensato che se ce l’aveva fatta Rampoldi sarebbe potuto riuscire anche lui a entrare a Gaza. “Occorre che questi falsi cessino. Scrivo in difesa della nostra professione”, ha concluso l’inviato del Corriere sul sito. Un altro commento sul blog, scritto da una certa “Paola”, ha rincarato la dose e accusato Repubblica e Rampoldi di essere “truffatori”.
Costa, poco dopo, ha ricevuto una mail da Guido Rampoldi di Repubblica. Il giornalista ha spiegato che la colpa è stata del giornale, non sua, e basta controllare l’articolo originale che ha mandato in redazione, datato “Rafah (Striscia di Gaza)” per stabilire “chi sono gli imbroglioni”. Rampoldi ha aggiunto: “Giorni fa è giunta a Repubblica una mail da una Paola, probabilmente la stessa Paola che scrive qui sopra, giacché la tesi era identica, e cioè che io sarei un truffatore da licenziare”. Rampoldi, da cronista di razza, ha scoperto grazie all’indirizzo email che “la Paola in questione era Paola Radaelli, omonima, oibò, della Paola Radaelli che risulta, vedi Google, moglie di questo Cremonesi”. La risposta di “questo Cremonesi” non s’è fatta attendere: “Il problema di cui parliamo è il falso apparso a firma Rampoldi… Ogni altro argomento è per nascondere la realtà, pretestuoso, manovra da furbetti… Rampoldi è sempre stato un amico e un bravo collega. Ma occorre che i falsi giornalistici finiscano”. Ritocca a Rampoldi, che precisa: “Signor Francesco Costa, non sono amico di Cremonesi né ricambio la sua stima”, “deve denunciarmi all’Ordine… altrimenti è un imbroglione”, “non so se sia più triste o ridicolo il fatto (assai presunto) che abbia rischiato la sua vita perché su Repubblica sono apparse due corrispondenze datate Gaza”. Costa non ne può più, si vuole occupare del Pd, ma gli arriva un’altra lettera, stavolta di Cremonesi, piena di esempi di furberie, falsità, scopiazzature di “qualche collega italiano”. I nomi, o il nome, al prossimo post.
Christian Rocca
21 Febbraio 2009