Camillo di Christian RoccaZucconi, l'untore e il guacamole

Io adoro Vittorio Zucconi, lui lo sa. Pochi scrivono bene come Zuc. Il suo articolo di oggi sulla paura per la febbre suina a New York è meraviglioso.

Io adoro Vittorio Zucconi, lui lo sa. Pochi scrivono bene come Zuc. Il suo articolo di oggi sulla paura per la febbre suina a New York è meraviglioso. Leggete l’attacco e il finale:
"Vi scrivo dalla terra degli untori, da quell’America che dopo avere diffuso, il "virus finanziario" come disse il presidente del consiglio italiano, oggi è guardata come l’incubatrice del "virus del maiale"
"In fondo, segretamente, ideologicamente, non dispiace al resto del mondo l’idea che proprio l’America che per otto anni ha preteso di esportare la democrazia, ora sia accusata di poter esportare l’influenza del maiale. E il liberatore sia divenuto l’untore".
Capitalismo americano, imperialismo yankee e influenza suina. Tutto insieme appassionatamente ad alimentare i pregiudizi dei lettori beoti di Rep, e poco importa che l’influenza sia messicana e non americana. Un giocatore non si giudica da questi particolari.
Io, ora, non vorrei sminuire il pericolo della febbre suina, ma quanto alla paura che avrebbe colto New York, vi segnalo che ieri sera sono andato a cena a un ristorante messicano (pieno) e ci ho pensato soltanto questa mattina che il ristorante era messicano. Solo dopo aver letto Zucconi.