A un mese dal disastro di Fukushima, l’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha innalzato al livello massimo INES 7 (come Chernobyl nel 1986) la classificazione dell’incidente.
E si tratta quasi di una dichiarazione di resa che dimostra come la situazione è ormai fuori controllo e non c’è modo di arrestare né la fusione né la contaminazione, anche per chi e’ lontano dall’area.
A questo punto, poi, c’è un’ipotesi addirittura peggiore da scongiurare e cioè un’esplosione di idrogeno con l’immissione di forti quantitativi nell’atmosfera.
Intanto, alla luce della tragedia giapponese, in Italia il Codacons insiste nel chiedere le dimissioni di Umberto Veronesi da Presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare e, con una nota, lo attacca sia per le sue nette posizioni pro nucleare, sia facendo cenno al fatto che sono sue le controdeduzioni al servizio della Santa Sede per difendere Radio Vaticana dall’accusa di radiazioni elettro magnetiche, che hanno causato il cancro agli abitanti limitrofi alle antenne.
Peccato che lo stesso Codacons si affretti anche ad affermare che il Ministero dello Sviluppo economico e l’Agenzia per la sicurezza nucleare debbano obbligatoriamente riaprire le istruttorie tecniche per capire come mai siano state preferite, a totale vantaggio della lobby del nucleare, le centrali nucleari di terza generazione.
E come mai queste ultime, siano state abbandonate da tempo da altri paesi a vantaggio del nucleare di quarta generazione.
La verità è, invece, che la tanto sbandierata quarta generazione non esiste ancora e quindi ci si trastulla a ragionare del nulla. E mentre si tagliano gli incentivi alle cosiddette fonti di energia “alternative” o “pulite”, nessuno prende mai in considerazione la soluzione più ovvia cioè ridurre la produzione.
Ma soprattutto cala la congiura del silenzio, da parte del governo italiano e di buona parte della stampa, sui rischi della radioattività, soltanto per boicottare i Referendum del 12 e il 13 Giugno.