C'era una voltaSalone del mobile, o del truciolato: il legno autarchico

Signora mia, non ci sono più i mobili di una volta. Per forza: una volta li facevano di legno, oggi di truciolato. Roberto D'Agostino ha soprannominato il Salone del mobile (l'evento più importante...

Signora mia, non ci sono più i mobili di una volta. Per forza: una volta li facevano di legno, oggi di truciolato. Roberto D’Agostino ha soprannominato il Salone del mobile (l’evento più importante del settore) “Salone del truciolato brianzolo”. Non proprio brianzolo: bellunese, piuttosto.

L’inventore della faesite, uno dei primi tipi di truciolare (forse addirittura il primo) ha un nome e un cogmone: Osvaldo Protti che aveva una fabbrica in quel di Faè (da cui faesite), frazione di Longarone, valle del Piave, provincia di Belluno.

«Nel 1936, quando l’Italia viene sottoposta a embargo internazionale a causa della guerra d’aggressione contro l’Etiopia. Anche l’importazione di legname è vietata e che ti fa il signor Protti? Si inventa il legno sintetico. È il primo in Italia. Due anni più tardi, in occasione delle celebrazioni per il ventennale della Vittoria, lo stesso Benito Mussolini va a rendere omaggio alla “nuova e genialissima invenzione dell’intelligenza italiana”, visitando lo stabilimento di Faè. “L’interesse del duce per questa nuovissima materia prima autarchica è assai vivo”, osserva entusiasta Nino Nutrizio nel Popolo d’Italia. Cesco Tomaselli spiega nel “Corriere della Sera” come sia ricavato l’autarchico legname sintetico: “Questa ricostituzione del legno (vengono utilizzate ramaglie, scorie, residui di segherie, e cioè tutto il materiale di scarto dell’industria del legname) è ottenuta attraverso una serie di trattamenti che scompongono il legno nelle sue fibre essenziali per riformarlo in tavole flessibili di grande formato. Il punto centrale della lavorazione è costituito da gigantesche presse idrauliche della potenzialità giornaliera di quindicimila metri quadrati di prodotto, funzionanti a pressione di venti atmosfere e riscaldate con vapore ad altissima pressione.” Forse c’è un pizzico d’ottimismo di troppo nel sostenere che la faesite “sostituisce in pieno e con migliori risultati ogni sorta di compensato.”» (da “Piave. Cronache di un fiume sacro”, il Saggiatore)

Osvaldo Protti muore a 84 anni il 9 ottobre 1963, travolto dall’acqua del Vajont. Assieme a lui spariscono il figlio e la nuora, una nobile veneziana. La fabbrica della faesite è cancellata dalla faccia della terra, come tutto quello che ha incontrato l’onda del Vajont. Resta il truciolare, in ognuna delle nostre case ci sono abbondanti esempi dell’inventività di Osvaldo Protti da Faè.

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