Una panchina, un libroSolitudini nell’open space

Tom Rachman, Gli imperfezionisti, Il Saggiatore, 2010 Il romanzo di esordio di un giovane anglo-canadese, ex corrispondente dell’Associated Press a Roma. Lieve nei momenti comici come negli sprazz...

Tom Rachman, Gli imperfezionisti, Il Saggiatore, 2010

Il romanzo di esordio di un giovane anglo-canadese, ex corrispondente dell’Associated Press a Roma. Lieve nei momenti comici come negli sprazzi amari, si presta a una lettura veloce, non impegnativa, facilitata dalla struttura stessa del libro. Gli imperfezionisti in realtà non è un romanzo vero e proprio, ma l’insieme di undici racconti a se stanti, ciascuno con un protagonista diverso. I personaggi lavorano a Roma in un quotidiano internazionale in lingua inglese sull’orlo del tracollo economico . Ma le loro storie – alcune più riuscite di altre dal punto di vista narrativo – si sviluppano prevalentemente fuori dalla redazione e non si incrociano se non di sfuggita . Sono expats senza radici e senza legami, con qualcosa di patetico nella loro solitudine. Un anziano ex-corrispondente da Parigi mendica una relazione affettiva con i propri figli; il redattore di necrologi (gli immancabili obituaries) si sveglia da un lungo torpore professionale dopo un lutto che gli sconquassa la vita ; il segretario di redazione riceve una tardiva iniezione di autostima nel rivedere un vecchio amico d’infanzia sotto una nuova luce. E via discorrendo, attraverso quasi tutte le figure professionali della carta stampata , compreso l’introverso rampollo dell’editore e l’anziana lettrice fedele, unica italiana, che si ostina a leggere il giornale in ogni sua parte e così è rimasta al 1994…
Autoreferenzialità e isolamento sembrano essere caratteristiche dello stesso Rachman oltre che dei suoi personaggi. Paradossalmente per uno scrittore che è vissuto diversi anni a Roma, il legame con la città è inesistente, salvo i nomi di strade e palazzi del centro , come presi direttamente dallo stradario. Il suo giornale immaginario è incapsulato in una bolla opaca e il fatto che la sede sia a Roma, e non altrove, è puramente casuale.
Gli Imperfezionisti, per il suo riferimento a un certo mondo aziendale, ricorda il romanzo E poi siamo arrivati alla fine di Joshua Ferris, sulla vita di una grande agenzia pubblicitaria newyorkese. Che due libri sui colletti bianchi siano entrati fra i best-seller americani – tra l’altro, Gli Imperfezionisti diventerà presto un film – porta a pensare che, almeno in America, la crisi economica stia suscitando interesse su fasce sociali in passato trascurate dalla letteratura. Ma al libro di Rachman manca quella straordinaria coralità che, nel romanzo di Ferris, produce momenti di autentica comicità, come pure di lancinante malinconia. Con Rachman i toni sono attenuati, al più si sorride.

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