Jonas Jonasson, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, Bompiani, 2011
Ma chi l’ha detto che Allan Karlsson, il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, è come Forrest Gump in salsa svedese? Chi si ricorda ancora il film di Zemeckis non dovrebbe ammettere questo confronto, tanto meno posso farlo io che ho visto Forrest Gump almeno cinque volte, con qualche immancabile lacrimuccia alla scena in cui Forrest parla sulla tomba di Jenny. Sì, perché la vita di Forrest, a confronto con quella del freddo Karlsson, è intrisa di sentimenti e emozioni oltre che di straordinarie avventure. E il racconto comico e malinconico con il quale Forrest intrattiene chiunque si sieda a aspettare l’autobus con lui ce lo fa sentire umano e vicino, malgrado l’assoluta inverosimiglianza della sua storia.
E invece chi è Allan Karlsson, questo vecchietto ormai famoso nel mondo – ma lo sarà anche in Italia? – scaturito dall’immaginazione dello svedese Jonas Jonasson, al suo primo romanzo. Viste le vendite e la grancassa pubblicitaria, si direbbe che Jonasson sia riuscito nell’impresa di far scoppiare in Svezia la voglia di ridere – emozione alla quale questo Paese è evidentemente poco abituato. Karlsson , classe 1905, è un uomo allevato nella durezza e nella povertà, la cui madre, sul punto di morte, gli insegna una semplice ma micidiale filosofia di vita: “così è e così sarà per sempre”, che guiderà tutta la condotta del figlio. Karlsson non crede nella possibilità di cambiare gli eventi, prende le distanze da qualsiasi opinione, specie se politica o ideologica, non esprime sentimenti di sorta ( tra l’altro, essendo stato sterilizzato “per ragioni eugenetiche e sociali” negli anni Venti, è del tutto privo di pulsioni sessuali – salvo un “ravvedimento” alla fine del libro). L’eroe svedese non ha un quoziente d’intelligenza sotto la norma come il povero Forrest. Anzi. E’ astuto come pochi e la sua capacità sta proprio nel non schierarsi mai ( e quindi nello schierarsi con chiunque) per portare a casa la pelle e, soprattutto, assicurarsi libero accesso all’acquavite , la sua unica vera passione. Un personaggio a poche dimensioni, quasi fumettistico, cui Jonasson non ritiene di dare più di tanto spessore psicologico, privilegiando invece la straordinarietà delle avventure che scandiscono la biografia della sua creatura. Avventure incredibili, nel senso di non credibili, che seguono tutte lo stesso schema: 1. La lunga vita di Karlsson incrocia nel corso degli anni alcuni dei più rilevanti episodi della Storia del XX secolo : la guerra civile spagnola, la seconda guerra mondiale, la bomba atomica, la lotta fra Chiang Kai-shek e Mao, l’Iran dello scià, la guerra in Corea, lo stalinismo e il suo declino; 2. Il nostro eroe viene corteggiato da quasi tutti i massimi leader politici dell’epoca , allettati dalla sue straordinarie capacità con gli esplosivi; 3. cade in situazioni drammatiche apparentemente senza via d’uscita; 4. rimbalza (e brinda con l’acquavite) grazie alla dinamite o al provvido intervento di qualche potente conosciuto lungo il suo improbabile percorso. Le avventure, narrate in ordine cronologico, potrebbero ripetersi all’infinito, ma Jonasson fortunatamente chiude con l’episodio che dà il titolo del libro, lasciandoci comunque nel dubbio che con più pagine a disposizione (ah, ma dove sono finiti gli editor con la scure?) il suo eroe avrebbe persino potuto scolarsi un goccetto con Bin Laden. Si ride almeno? No, al più si sorride. Ma evidentemente per gli svedesi è già abbastanza.