Annunciato nei giorni scorsi alla developer conference di Google, Chromebook ha raccolto, giustamente, grossa copertura mediatica.
Ma cosa é Chromebook?
Innanzitutto é la nuova ennesima categoria che si affaccia nel già discretamente affollato mondo informatico (ne avevamo bisogno?).
I Chromebook sono, o dovrebbero essere, nuovi, mini-portatili, basati su Chrome OS (il sistema operativo di Google) progettati per vivere sul web.
L’idea di Google é semplice:
a) i netbook sono in sofferenza (anche se in Italia continuano a rappresentare il 30% del mercato)
b) i netbook sono lenti e limitati.
Offriamo al mondo Chromebook (il processore é lo stesso Intel Atom dei netbook…) e un sistema operativo snello completamente pensato per l’esperienza web.
I nuovi portatili dovrebbero essere di fatto istant-on, sono pensati per “vivere in stand-by” e tutte le applicazioni sono residenti sulla “nuvola”. Siamo di fronte ad una novità epocale? Al primo esempio di cluod computing per tutti?
Smarchiamo innanzitutto il punto novità.
Non lo é il cloud computing “per tutti”, questo é già una realtà da anni per tutti coloro che già utilizzano un qualsiasi account webmail (e.g. Hotmail, Gmail, Yahoo, per citare i principali), lo é parzialmente l’idea di offrire le applicazioni agli utenti passando attraverso il Chrome Web Store (é il modello di moda attuale, la mela insegna).
Non é l’instant-on e la durata della batteria, abbiamo già avuto sul mercato esempi di netbook con Android con risultati di vendita molto scarsi (e parlo con congizione di causa).
Le novità, a mio modo di vedere, sono altre: l’idea di fornire agli utenti un accesso ai propri dati semplice e immediato da qualsiasi postazione web (i dati degli utenti vengono salvati sulla famosa nuvola e sono sempre accessibili da qualsiasi postazione con o senza Chromebook) e l’idea di proporre il servizio a canone/costo fisso.
A fianco a queste novità, decisamente interessanti, i punti critici non mancano.
Gli utenti sono veramente pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo e a spostare i loro dati sul web? I social network direbbero di si ma qui siamo di fornte a qualcosa di differente ad uno status o ad un link o un video da condividere.
Gli utenti sono veramente disposti a spendere 350€ (il prezzo stimato della più economica delle prime due soluzioni comemrcalizzate) per un “netbook-web” quando con 199€ possono acquistare un netbook con stesso processore, sistema operativo Windows e hard disk?
Gli utenti sono disposti ad abbandonare “windows”? Gli esempi degli scorsi anni di netbook con Linux sembrerebbero dire di no ma oggi i tablet stanno dimostrando che gli spazi ci sono.
Come al solito le risposte le darà il mercato, stay tuned.