La svolta arriva alle 9 del mattino. Fuori, come al solito di questi tempi, fa già molto caldo. Ma che importa, oggi? Nulla. Perché oggi, nella parte meridionale della Striscia di Gaza si apre un varco verso il mondo. È il valico di Rafah, la porta verso l’Egitto e verso il resto dell’area.
Almeno 350 palestinesi di Gaza l’hanno attraversato un afoso sabato di fine maggio per arrivare nel Sinai. Altri 150, invece, hanno compiuto il percorso opposto. Una frontiera aperta quella di Rafah. Come non succedeva da quattro anni. Per ora possono passare solo le persone. Merci e mezzi restano off limits. Anche se le autorità di Hamas hanno chiesto ufficialmente al Cairo di dare l’ok anche al trasporto merci, così da spezzare l’assedio israeliano che dura da mesi.
Israele ha già iniziato ad alzare la voce. Alla frontiera appena aperta non ci sono osservatori internazionali. E non è previsto che ci siano, secondo Hamas. «Questa è una dogana che riguarda solo i due paesi coinvolti», ha detto il vice ministro degli Esteri dell’organizzazione paramilitare Razzi Hamed. «Non vedo perché ci debba essere la presenza di agenti estranei». Gerusalemme teme che oltre alle armi, lungo il valico ci possano passare anche esperti militari del Cairo inviati nella Striscia per addestrare i miliziani di Hamas.
«Spero di passare in fretta la frontiera», dice Rami Arafat, 52 anni e nessuna parentela con il leader politico e spirituale palestinese Yasser. «Devo prendere un aereo al Cairo per l’Algeria perché mia figlia di sposa». Rami – fa notare un cronista dell’Associated Press – è stato forse il primo palestinese a mettersi in coda alla dogana. Dogana peraltro poco sorvegliata dai soldati egiziani.
Una cosa che stupisce il ventottenne Khaled Halaweh, destinazione Alessandria per frequentare un master in Ingegneria all’università egiziana. «La chiusura non ha colpito solo la nostra libertà di movimento e di commercio – dice ai tanti giornalisti stranieri arrivati sul confine –. Ha messo sotto assedio anche le nostre menti e i nostri pensieri».
In realtà le cose non sono migliorate d’un tratto. Al di là dell’entusiasmo, i palestinesi di sesso maschile tra i 18 e i 40 anni hanno comunque bisogno di un visto d’ingresso egiziano per mettere piede dall’altra parte della frontiera. E di solito ci vogliono settimane per avere il via libera. Va un po’ meglio a donne, bambini e anziani. Ma anche in questo caso ci vogliono alcuni giorni.
[Nelle foto: un bambino aspetta il timbro d’ingresso per l’Egitto al valico di Rafah (Ap); valigie ammucchiate su un mezzo in attesa di attraversare la frontiera (Afp); un soldato egiziano, uno dei pochi, sorveglia la situazione (Afp)]