Era l’Agosto 2010, e Vincenzo Cenname, primo cittadino della virtuosa Camigliano, veniva, in appena 10 giorni, rimosso dalla sua carica, per l’applicazione della famigerata legge 26/2010 “Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania“.
Massimo Gramellini, così commentava: “alle spalle non ha né la destra né la sinistra, ma una laurea. Sulle spalle una testa. E dentro la testa un sogno: trasformare il suo borgo in una Svizzera col sole. Mette le luci a basso impatto energetico al cimitero e i pannolini lavabili all’asilo nido. Si inventa una moneta, l’eco-euro, spendibile solo in paese, con cui ricompensa i bambini che portano a scuola il vetro da riciclare. Giorno dopo giorno, senza alcun aumento dei costi, cattive abitudini inveterate si trasformano in comportamenti virtuosi, mentre la raccolta differenziata raggiunge percentuali scandinave”.
Paradossalmente, Camigliano distava appena 80 chilometri da Fondi, il Comune infiltrato dalla camorra che il ministro Maroni si era guardato bene dal commissariare.
In una regione, diventata simbolo del malaffare legato ai rifiuti, mentre sindaci come Cenname si tenta di lasciarli a casa ed altri, come Angelo Vassallo, hanno fatto una fine ben peggiore, quelli che la differenziata non sanno nemmeno cosa sia, o che fanno parte di giunte comunali nelle quali è stata appurata l’infiltrazione camorristica, non vengono mai toccati.
Comunque, ieri finalmente Vincenzo Cenname è stato rimesso al suo posto, da 1.025 elettori. I cittadini di Camigliano, gli hanno donato un vero e proprio plebiscito di voti, oltre il 300% in più rispetto alla sua rivale Daniela Cioppa, che di voti ne ha incamerati 293.
A noi non resta che fargli un grandissimo in bocca al lupo, e sperare che, stavolta, lo lascino lavorare…