All’inizio c’è stato l’”Authorization for Use of Military Force”. In altre parole, la carta fondamentale della “Guerra al terrore” di George Bush. Il presidente americano chiese al Congresso di approvarlo una settimana dopo l’11 settembre 2001. Dava al “commander-in-chief” il potere di identificare, ed eventualmente eliminare, chiunque fosse coinvolto, o avesse offerto appoggio, ai responsabili degli attentati.
Tutto il Senato, pressato dalle proprie emozioni e da quelle di un’intera nazione, votò quella misura, con l’eccezione di Russ Feingold, il democratico del Wisconsin, il liberal alfiere dei diritti civili e della più ferma difesa delle garanzie costituzionale. Feingold, allora, obiettò che nessun evento, nemmeno il più distruttivo, dava al presidente poteri assoluti di vita e di morte. Nemmeno l’11 settembre rendeva il presidente più forte della Costituzione degli Stati Uniti.
Sono passati 10 anni da allora. Russ Feingold è tornato a fare l’avvocato. Alle ultime legislative, dopo 12 anni al Senato, non è stato rieletto. La “guerra al terrore”, intanto, è andata avanti. Con George Bush, che ha dato il via libera a detenzioni segrete, tortura, intercettazioni illegali. Con Barack Obama, che non ha chiuso Guantanamo, e che ha riempito un’altra base americana, Bagram, di altri prigionieri, interrogati e torturati in totale segreto.
Intanto però il mondo è cambiato. Al Qaeda, secondo gli stessi funzionari dell’antiterrorismo americano, ha perso forza e capacità di diffondere il proprio messaggio. Ci sono state le rivolte nei Paesi arabi, che hanno dato a milioni di giovani altri orizzonti, speranze, desideri. C’è stata, tre settimane fa, l’assassinio di Osama bin Laden, che chiude un ciclo e scompagina ancora di più le forze del terrorismo internazionale.
Eppure il ciclo non sembra essersi chiuso per molti politici americani. I repubblicani della Commissione Forze Armate della Camera, insieme a un manipolo di democratici, hanno infatti votato un nuovo progetto di legge che prevede un’ulteriore, davvero illimitata, estensione dei poteri del presidente. Che a questo punto non sarebbe legittimato soltanto a perseguire i militanti talebani o di Al Qaeda, ma anche qualsiasi gruppo “impegnato in atti ostili nei confronti degli Stati Uniti”. Una definizione molto vaga, che potrebbe comprendere chiunque non sia d’accordo con gli Stati Uniti, nel mondo, ma anche gruppi interni che criticano il governo americano. Di più: il nuovo progetto di legge dà al presidente il diritto di detenere indefinitamente “i belligeranti”, sino al termine delle ostilità.
Tradotto dal linguaggio della politica a quello delle cose, il nuovo progetto di legge darebbe a Barack Obama, o al suo successore, il potere di attaccare l’Iran, di bombardare Hamas, di aprire nuove Guantanamo. Obama non ha chiesto la legge, ma sinora non ha nemmeno detto di non volerla. Verrebbe da chiedersi. E’ per questo che milioni di americani l’hanno votato?
17 Maggio 2011