Ritengo interessante e degno di attenzione, tant’è che ci andrò personalmente, l’ incontro che si terrà lunedì prossimo, 30 maggio 2011, ore 18.30 presso l’Aula Magna dell’ Università della Svizzera italiana, dal titolo:
“I media raccontano tutto tranne il vero potere? Il paradosso della globalizzazione e il ruolo sconosciuto delle nuove élites internazionali”
Ospite principale la professoressa Janine Wedel, politologa della George Mason University (USA) e autrice del saggio “Elite ombra: così gli intermediari dei nuovi poteri minano la democrazia, i governi e il libero mercato nel mondo” e Piero Ostellino, editorialista de Il Corriere della Sera e saggista.
Il tutto moderato e organizzato da Marcello Foa, docente presso l’ Università della Svizzera Italiana.
Di Foa ho di recente condiviso la visione critica degli avvenimenti del Maghreb, dove la “rivoluzione del gelsomino” ha stranamente partorito due regimi militari, in Egitto e Tunisia.
Ma torniamo all’ incontro. Ed alla sua protagonista, Janine Weidel.
Scrive Foa: “…Janine R. Wedel, docente della George Mason University, appartiene senza dubbio al club, ristrettissimo, dei veri liberali. Ha scritto un libro che dovrebbe essere al centro della riflessione pubblica, ma che, al contrario, è schivato sia dalla destra conservatrice e liberista, sia dalla sinistra liberal in quanto scalfisce la visione sia dell’una sia dell’altra. S’intitola Shadow Elite, ovvero L’élite nell’ombra ed è pubblicato in lingua inglese da Basic Group, ma non è un pamphlet cospirazionista, né scandalistico. È un saggio. Autentico, preciso, documentatissimo. Frutto delle intuizioni di una politologa che però di formazione è antropologa e che in quanto tale, come scrive nella prefazione, è abituata ad «andare dietro le quinte e oltre quel che la gente o i governi o le organizzazioni internazionali dicono di fare». Una studiosa che scava e verifica, senza pregiudizi…”
Ed ancora: “…L’élite nell’ombra è composta da gruppi di potere che la Wedel definisce i flexians, i flessibili, e che operano attraverso le flex net, ovvero le reti elastiche. Perché i loro membri assumono simultaneamente più identità, ricoprono più ruoli, operano a più livelli. Esistono ma non si vedono, occupano la scena pubblica ma non si dichiarano, essendo per loro natura ambigui e sfuggenti. Sono di destra o di sinistra a seconda delle convenienze. Esaltano il capitalismo e la libera concorrenza, ma tendono a essere monopolisti e ad arricchirsi a spese dello Stato. Sono imprenditori e al contempo politici o alti funzionari o studiosi…”
Insomma le premesse per sentire cose interessanti ci sono tutte. Ci vediamo lunedì a Lugano.