Immaginatevi uno degli ultimi paradisi naturalistici esistenti al mondo, e pensate a un progetto “a dir poco mostruoso”, che prevede la costruzione di cinque dighe lungo i fiumi Baker e Pascua, mentre una sesta diga verrà costruita lungo il Rio Salto.
E’, ciò che si appresta a fare Enel in Patagonia: costruire cinque impianti idroelettrici dal costo totale di 3 miliardi di dollari, da dividere con il socio Colbun, nella joint venture HidroAsyen (l’azienda compresa nel pacchetto della spagnola Endesa, con la quale Enel ha acquisito ogni diritto di sfruttamento delle acque in Cile), impianti che saranno in grado di produrre 2.750 megawatt di energia.
Sul fronte dei grandi progetti idroelettrici, è ormai chiaro, che l’Enel ha un atteggiamento sempre più aggressivo e che queste opere multimiliardarie rappresentano una sorta di fiore all’occhiello dell’impresa.
La questione ha, però, già sollevato le proteste degli ambientalisti cileni, e soprattutto dell’associazione “Patagonia sin represas“, perchè cementifica un territorio di grande valore ambientale, che lungo l’arco di 12 anni potrebbe essere rovinato per sempre.
La Patagonia rischia di diventare, infatti, per lungo tempo, un cantiere a cielo aperto che andrà a sommergere 5.600 ettari di un raro ecosistema forestale, e, a questo si aggiunga, che l’energia prodotta dalle centrali, dovrà essere trasportata nei centri produttivi del paese attraverso una linea di trasmissione composta da 6mila torri alte 70 metri che attraverserebbe nove regioni, sei parchi nazionali e 67 comuni.
Intanto, il gruppo di Fulvio Conti ha, già, ottenuto il primo via libera da parte della Commissione di valutazione ambientale dell’Aysen la regione della Patagonia cilena, ed ora sono attese le autorizzazioni per la realizzazione della rete di trasmissione.
Ma, l’opposizione delle comunità locali è destinata a crescere soprattutto quando si esaminerà questa pratica della linea di trasmissione, che dovrebbe attraversare metà Paese.
Tuttavia, dall’Enel la risposta è senza appello: “Non cambieremo idea“, dice l’amministratore delegato Fulvio Conti, ” l’impatto previsto è minimo“.
E sempre Conti, ha minacciato l’esponente mapuche Jorge Hueche, intervenuto all’ultima assemblea degli azionisti dell’azienda elettrica, di «possibili ritorsioni legali», qualora si insistesse a denunciare gli impatti delle dighe nel territorio mapuche.
Ai link sottostanti, un interessante documentario di Camilla Martini, in due tranche: sedici minuti per capire il perché della campagna italiana “Patagonia senza dighe“.
http://www.youtube.com/watch?v=P4VxX3Xen-M&feature=player_embedded