Frutta proibita nelle tavole iraniane. Di più: frutta sionista. Hai voglia ad attaccare Gerusalemme e a chiederne l’annientamento. Quando, nel segreto delle case, a pochi passi dai palazzi del potere, il popolo mangia mele e arance coltivate in Israele.
L’accusa è stata lanciata da un imprenditore iraniano attivo nel campo delle esportazioni alimentari. «Ho trovato frutta ebraica transitata attraverso terze parti», ha denunciato alla stampa locale. Per poi chiedersi: «Perché stiamo importando mele da Israele? Non ce n’è bisogno, bastano già le nostre di produzioni».
La replica del governo Ahmadinejad non s’è fatta attendere. «Non è possibile», ha smentito Hamid Safdel, vice ministro del Commercio di Teheran. «Ogni attività commerciale con i Sionisti è proibita dal 1979». Per questo «ogni affermazione in questo senso è da ritenersi infondata».
Tra gl’imprenditori nell’alimentazione s’è anche sparsa la voce, a un certo punto, che la frutta fosse dannosa per il consumatore. Ma gli ospedali hanno dichiarato che nessuno è stato ricoverato per intossicazioni o altro.
La scorsa settimana, il parlamentare iraniano Mustafa Zulqadar – membro della Commissione parlamentare sull’economia – ha attaccato Giordania, Egitto e Arabia Saudita per aver trasportato con le proprie società arance israeliane in territorio iraniano, «cambiando però il nome».