Social Media TodayBerlusconi contro giornali e tv.. come sempre

Ci risiamo. Berlusconi torna a minacciare giornali e tv. Se ha perso le amministrative, indovinate di chi è la colpa? "Abbiamo pagato dazio perché siamo al governo. Ma hanno inciso trasmissioni mi...

Ci risiamo. Berlusconi torna a minacciare giornali e tv. Se ha perso le amministrative, indovinate di chi è la colpa?

“Abbiamo pagato dazio perché siamo al governo. Ma hanno inciso trasmissioni micidiali come Annozero. Lavoreremo in Parlamento perché non accada più” (Silvio B.)

Su questi temi il premier è sempre stato coerente. Almeno su questo.

“Ne abbiamo le scatole piene”. Esordisce così, Silvio Berlusconi, dalla platea del comizio a Napoli per promuovere la candidatura di Stefano Caldoro. E ce l’ha coi magistrati, con Santoro, con le intercettazioni, coi comunisti. I temi sono sempre gli stessi. Il premier, in ottima forma, accusa i magistrati di aver dettato “i tempi della campagna elettorale”. Per questo, promette, serve una grande, grande riforma della giustizia. Secondo il capo del governo, si deve ripartire da “una rivoluzione liberale” (parole che suonano di antico, di prima discesa in campo nel 1994). Dove per rivoluzione liberale Berlusconi intende anche una riforma delle istituzioni e la modernizzazione del fisco. (Silvio B. a Napoli in un comizio elettorale – 18.03.2010)

Cambiano gli scenari ma non concetti e parole di un premier sempre più solo. Come ha scritto l’ex ministro Rino Formica sul Foglio:

E’ la caduta dell’uomo solo al comando. Il Cavaliere vive questa deposizione con stupore e con angoscia. E’ stupito perché credeva che la politica fosse solo messaggio/comunicazione ed è angosciato perché ha identificato la tutela del patrimonio privato con lo sviluppo della ricchezza della nazione. Il Parlamento non riflette gli umori e le tendenze presenti nel paese. Oggi siamo nell’ultimo metro della strada del tramonto. In politica la resistenza oltre il ragionevole non trova estimatori. In guerra l’atto eroico e irrazionale è ricordato nelle tradizioni popolari con orgoglio perché è l’offerta dell’estremo sacrificio al crudele e avverso destino.

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