Una volta i giornali pubblicavano le notizie oggi la fuffa. Il titolo d’apertura “L’Italia è senza Poste” oppure “Le Poste mandano l’Italia in tilt” non si è visto. In compenso le prime pagine rigurgitano di Michele Santoro. È il bis di inizio novembre, quando mezzo Veneto andò sott’acqua, con milioni di euro di danni, e i giornali si occupavano solo di Ruby.
Forse non è chiaro cosa stia succedendo: da quasi una settimana Poste Italiane sono senza sistema informatico: non funziona, è andato in tilt, kaputt, nisba. Non si possono fare le operazioni bancarie, non vegono erogate le pensioni. Avete una scadenza da onorare via raccomandata? Affari vostri. Tutto questo non è una notizia. Molti giornalisti non vivono come i comuni mortali, non vanno negli uffici postali (mandano qualcun altro), non sanno cosa accada tra la gente comune. In compenso guardano la tv e pensano che quella sia la realtà (vedi Santoro).
Notarella personale, il mio vecchio capocronista, al Gazzettino di Venezia, mi aveva insegnato il mestiere, mi aveva ficcato in testa cosa fosse una notizia e cosa no, mi aveva spiegato che le notizie bisogna andarsele a cercare, che non cadono dal cielo guardando la televisione. Voglio ricordarlo: si chiamava Mario Rapisardi, era un cronista vero.