Fosse solo la Grecia. Anche a Est c’è qualcuno che rischia di andare a rotoli, vedere alla voce Ucraina (appesa agli aiuti del Fondo Monetario Internazionale) e Bielorussia. Qui le cose vanno davvero male. Travolto da una crisi finanziaria senza precedenti il Paese di Alexander Lukashenko sembra aver difficoltà a pagare addirittura le bollette. La Russia ha annunciato di voler interrompere le forniture elettriche verso Minsk sino a quando non verranno pagati gli arretrati.
A dire il vero non è la prima volta che questo capita, era già successo infatti lo scorso anno per gli approvvigionamenti di petrolio. Nel giro di un paio di giorni era poi tornato tutto alla normalità. Ma oggi è diverso, dato che la Bielorussia è in ginocchio, alle prese con una situazione che rischia di sfociare nel tracollo economico. Nelle scorse settimane i cittadini sono scesi più volte in piazza, manifestando contro il razionamento della benzina e l’aumento dei prezzi.
L’inflazione è salita in poco tempo al 25% e potrebbe arrivare ben presto oltre il 40. Per evitare il collasso la Bielorussia ha chiesto aiuti all’Fmi che potrebbe concedere un prestito di 8 miliardi di dollari. Fino ad ora però Washington non ha deciso nulla. Ci ha pensato così per prima Mosca a dare una mano, avviando un credito di 3 miliardi di dollari.
Ma al Cremlino non fanno nulla per nulla, e hanno chiesto in cambio la privatizzazione di alcune aziende statali. A finire così in mano russa sarebbe prima su tutte Beltrangaz, il colosso energetico che gestisce i gasdotti bielorussi. Le cose sembrano ormai fatte.
Mosca ne controlla già il 50% e il restio Lukashenko sembra costretto ora a cedere la parte restante. Il messaggio del Cremlino è insomma chiaro: interrompere le forniture elettriche significa far capire al dittatore bielorusso che, se non vuole far sprofondare il paese, è arrivato davvero il momento di vendere.