Falafel CafèGerusalemme, parte ad agosto il tram delle polemiche

Il tram dei desideri – e della discordia – è pronto. O quasi. Mancano solo le ultime rifiniture e qualche smussatura. Più politica, a dire il vero, che tecnica. Anche se sono passati anni dal primo...

Il tram dei desideri – e della discordia – è pronto. O quasi. Mancano solo le ultime rifiniture e qualche smussatura. Più politica, a dire il vero, che tecnica. Anche se sono passati anni dal primo progetto.

E allora. Da agosto tutti sul trenino elettrico che taglia in due Gerusalemme. Il primo mezzo di questo tipo in una città che ormai non ci sperava più. Anche se i lavori continuavano, i blocchi stradali pure e i cubi di pietra erano lì a molestar cittadini e turisti.

La storia, ecco quella è un po’ travagliata. Come tutto a Gerusalemme. Il tram avrebbe dovuto essere operativo già nel 2006. Ma poi, vuoi per polemiche politiche, vuoi per una gestione problematica dei lavori (dati ai privati), ecco quel tram non è mai partito. Per non parlare dei gruppi di attivisti filo-palestinesi: i più contrari alla realizzazione dell’opera perché – secondo loro – il percorso attraversava la Linea verde del 1967 e quindi collegava la parte Ovest con quella Est, a maggioranza araba e piena d’insediamenti ebraici. Ecco, secondo i contestatori, l’itinerario non era stato pensato in quel modo per facilitare la mobilità, ma per l’indivisibilità di Gerusalemme.

A dire il vero, il tram ha avuto tutto il tempo di far arrabbiare anche la comunità ebraica ultra-ortodossa. Nel progetto non erano previsti vagoni “kosher”, convogli dove uomini e donne avrebbero dovuto viaggiare in spazi separati. «Polemiche marginali», secondo il Jerusalem transportation master team, l’ente pubblico che ha il compito di risolvere i problemi di traffico di Gerusalemme. Polemiche che «eccitano molto la stampa, ma poco la popolazione».

«La linea soddisfa i bisogni di tutti gli abitanti e ne migliora la qualità della vita, a prescindere dalla loro fede o gruppo di appartenenza», ha detto Nir Barkat, primo cittadino della città contesa. «Prevediamo che 100mila persone al giorno utilizzeranno questo nuovo sistema di trasporto che annuncia le fermate in inglese, ebraico e arabo».

I ritardi hanno fatto lievitare il costo finale del progetto a 1.4 miliardi di nuovi shekel (quasi 300 milioni di euro). E i problemi, a dire il vero, non sono tutti risolti. Tanto che persino durante la conferenza di presentazione del servizio alla stampa uno dei veicoli si è guastato, obbligando tutti gli invitati ad andare a piedi.

«Dobbiamo sistemare alcuni dettagli – ha ammesso Barkat, molto imbarazzato –, ma intendiamo rispettare la scadenza di agosto. Magari non potremo attivare tutta la linea. Una parte sarà sicuramente aperta». Ecco, son cinque anni che Gerusalemme aspetta il suo tram. Mese più, mese meno non fa tanta differenza. Solo che, annuncio dopo annuncio, intoppo dopo intoppo, questo più che tram dei desideri è diventato un tram che si fa desiderare.

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