Circa 8 anni fa mi laureai con una tesi dal titolo “Il Panopticon elettronico: i sistemi di sorveglianza nella società delle reti”. All’epoca era mia convinzione che la rete fosse un regno promettente sotto il profilo della partecipazione democratica, ma nello stesso tempo ero alquanto persuaso dall’idea che il web avesse i requisiti giusti per diventare lo strumento di controllo e sorveglianza del nuovo millennio.
Crescendo ho leggermente smussato le mie opinioni sostenendo che il web non è la panacea di tutti i mali della democrazia, ma non è nemmeno quello strumento di orwelliana memoria che tanto mi preoccupava.
A distanza di anni però mi ritrovo a leggere una delibera – che con molta probabilità sarà approvata entro il 6 Luglio – la quale supera di gran lunga le mie opinioni sul controllo dell’informazione in rete e che – come cita Valigia Blu – sarà la “più forte minaccia alla libertà di espressione in Rete che sia mai stata fatta in Italia”.
Secondo la delibera AGCOM, se il titolare dei diritti di un contenuto audiovisivo dovesse riscontrare una violazione di copyright su un qualunque sito (senza distinzione tra portali, banche dati, siti privati, blog, a scopo di lucro o meno) può chiederne la rimozione al gestore. Che, «se la richiesta apparisse fondata», avrebbe 48 ore di tempo dalla ricezione per adempiere. CINQUE GIORNI PER IL CONTRADDITTORIO. Se ciò non dovesse avvenire, il richiedente potrebbe, secondo la delibera ancora in bozza, rivolgersi all’Authority che «effettuerebbe una breve verifica in contraddittorio con le parti da concludere entro cinque giorni», comunicandone l’avvio al gestore del sito o del servizio di hosting. E in caso di esito negativo, l’Agcom potrebbe disporre la rimozione dei contenuti.
Personalità ed interpreti della rete sono in allarme. Guido Scorza non ha dubbi: Siamo alla vigilia del varo di un Regolamento illegittimo – tanto sotto il profilo della disciplina nazionale che sotto quello dell’Ordinamento UE – palesemente inattuabile e suscettibile di ledere in modo irreparabile il diritto all’informazione di milioni di cittadini. Mentre Luca Nicotra rincara sostenendo che “Saremo l’esperimento più avanzato di censura del nuovo millennio. È questo il baratro in cui stanno lanciando il sistema dell’informazione italiana”.
La mobilitazione è non solo legittima ma anche inevitabile. L’Agcom dal canto suo fa sapere che non ci saranno margini di manovra e respinge tutti gli appelli delle associazioni e a breve inizierà a bloccare i siti che – stando alla delibera – violerebbero il copyright.
Una situazione che non esito a definire delicata. Siamo davanti ad un puro caso di ignoranza – o forse di consapevole e cinica strategia – circa il processo di informatizzazione che sta investendo il nostro paese. L’Agcom dimostra di non avere strumenti utili alla comprensione del paradigma tecnologico e di non riuscire a gestire il cambiamento culturale che ne verrà. Mentre nuovi modelli di gestione e condivisione dei contentuti sono sul tavolo di discussione di tutti i paesi sviluppati, l’Agcom pone le basi per bloccare lo sviluppo digitale del nostro paese attuando un atteggiamento censorio che nega diritti di libertà e l’esercizio degli stessi (l’art. 52 – Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea).
La mobilitazione continua ed è possibile firmare QUI la petizione.