Il cammello, l'ago e il mercatoOk Corral, modesta proposta (per salvare la roba)

    L'uscita di scena di Berlusconi è più vicina dopo i tre disastri che è riuscito a collezionare in un mese, intestardendosi a sfidare alle urne l'Italia, come all'Ok Corral. Per il Paese- uscito...

L’uscita di scena di Berlusconi è più vicina dopo i tre disastri che è riuscito a collezionare in un mese, intestardendosi a sfidare alle urne l’Italia, come all’Ok Corral. Per il Paese- uscitone vincitore- essa sarà certo penosa, forse farsesca, più verosimilmente terribile. E non sarà breve. Ma credo che anche Berlusconi cominci a pensarci, e a domandarsi se non sia bene preparare un’uscita ordinata di scena.

D’accordo, lui può pure andarsene ad Antigua, dove nessun bacchettone rosso metterebbe il becco nelle sue compagnie femminili, e ben remunerati guardiani terrebbero a debita distanza lo Zappadu locale. La questione è un’altra. Secondo La Repubblica di oggi, Berlusconi teme che- anche ove decidesse di andar via- gli “massacrerebbero” i figli. Naturalmente si parla solo di massacri finanziari. È la roba che pesa. Non si tratta solo del risarcimento monstre chiesto dalla nemica Cir, e concesso in primo grado, per la sentenza comprata su Mondadori; anche se lì incombe un appello che si preannuncia per le casse di famiglia tutt’altro che benigno (fra i 300 e i 500 milioni), il problema che lo angoscia è di un altro ordine di grandezza.

Cosa accadrebbe, infatti, alle aziende del gruppo se lui lasciasse? Trascuriamo il rischio legato alle qualità manageriali dei figli. Come li incontra ora che in teoria avrebbe altro da fare, potrà vederli altrove, anche oltremare se necessario; non saranno le spese vive l’ostacolo. E il fedele Fedele veglierebbe certo più che mai.

Il rischio peggiore è la fuga degli inserzionisti; su quello non ci sono rassicurazioni che tengano. Oggi essi continuano a sgomitare per piazzare spot sulle reti Mediaset, nonostante la caduta di audience di queste in rapporto alla più solida concorrente (diciamo così…) Rai. Quando arriverà, perché arriverà, la caduta del tycoon rischia di prosciugare fonti di liquidità sterminata, e di vasti profitti. Sollevati, gli esangui tremebondi ritroverebbero il coraggio. E il valore di Mediaset precipiterebbe. Il lavoro di una vita incenerito, non nelle aule dei Tribunali nemici, ma ad opera di quel mercato di cui si ritiene corifeo. C’è da giurarci: sono queste, e non le cure del governo, le preoccupazioni che tengono sveglio la notte l’uomo del fare, maestro come nessuno nel fare una cosa: i conti. Intanto il Paese geme, sgovernato. Come uscirne?

Jonathan Swift scrisse nel 1729 “Una modesta proposta”, per prevenire le periodiche carestie irlandesi mettendo in vendita, per uso alimentare, un sesto dei bimbi di quel Paese. “Ho calcolato che, in media, un bambino appena nato venga a pesare dodici libbre e che in un anno solare, se nutrito passabilmente, arrivi a ventotto. Ammetto che questo cibo verrà a costare un po’ caro, e sarà quindi adattissimo ai proprietari terrieri, i quali sembra possano vantare il maggior diritto sui bambini, dal momento che hanno già divorato la maggior parte dei genitori”.

Confortati da Swift, avanziamo una modesta proposta, per rimediare all’Ok Corral del Cavaliere e fargli tornare il sonno. Ponga in vendita oggi Mediaset, assicurando all’acquirente (l’amico Rupert?) il mantenimento per almeno cinque anni del livello di spot oggi incassato dalle sue reti. Ciò grazie ad un previo accordo economico negoziato con l’opposizione- finché è lui al governo, beninteso- e assistito dalle garanzie d’uso in operazioni internazionali di Mergers & Acquisitions. La prima delle quali sarà la garanzia che la Rai continuerà ad essere pubblica, e gestita da cani, nell’interesse del duopolio collusivo, quindi soprattutto di Mediaset: come è stata per tanti di questi anni. In Rai non cambierà nulla, avremo la Fox anche noi, magari con Borghezio commentatore, e vivremo felici e contenti. Quei cinque sesti di noi che sopravvivranno a questa cura. Peccato per gli altri.

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