Domani i soci della Banca Popolare di Milano (Bpm) vanno in assemblea in Fiera a Rho, per decidere sull’aumento di capitale monstre di 1200 milioni imposto dai risultati dell’ispezione della Banca d’Italia, e sull’aumento del numero massimo di deleghe di cui ogni socio può essere latore; Banca d’Italia ha chiesto un aumento da tre a cinque.
Pur mugugnando, i soci voteranno la ricapitalizzazione, che ricadrà- come ha segnalato Franco De Benedetti sul Sole 24 Ore- per il 73% sul mercato e per il 27% su 53 mila persone fisiche; pare invece che essi intendano bocciare l’aumento delle deleghe. Ciò in quanto la proposta-ukase di via Nazionale sconquasserebbe i fragili (ma consolidati) equilibri interni del soviet di Piazza Meda. Dato che i soci-dipendenti, che hanno in mano il bandolo della matassa, non possono ricevere deleghe, l’aumento del numero di queste minaccia di essere il cavallo di Troia che esautora il soviet.
Ascolteremo con attenzione i (prevedibili) equilibrismi verbali del presidente della Bpm, Massimo Ponzellini, secondo in classifica- dopo “Gigi e Bisi”- nella categoria delle “persone più conosciute che io conosca” (copyright Gianni Letta). Magari, invece che con le acrobazie, ci sorprenderà con l’altra sua specialità, i fuochi d’artificio, nel non facile compito di districarsi fra la moral suasion di via Nazionale e i meandri del sindacalese. Ciò certo richiederà tutta la sua abilità, già peraltro messa a dura prova dai cangianti equilibri del potere leghista, fra un Berlusconi rintronato, un Maroni in ascesa, un Bossi sempre più l’ombra di quello che fu, e un Tremonti che non si capisce in quale fase lunare si trovi. Alla Fiera dei bolliti, sarà difficile per lui individuare il pezzo più indietro nella cottura, sul quale puntare per uscirne ancora in sella, e indenne.
Come che sia, domani occhi puntati sull’altra Fiera, quella di Rho. Se i dipendenti, grazie all’anacronistico voto capitario (una testa un voto, senza alcun riguardo per le azioni che ogni testa detiene), riusciranno a bocciare la moral suasion di Banca d’Italia, lunedì ne vedremo delle belle in borsa.
Che i soci di questa, come anche di altre, meno turbolente, banche popolari, si trovino già oggi in mano azioni che valgono un ordine di grandezza in meno che prima della crisi, non è certo questione che riguardi i loro massimi dirigenti, inamovibili; a differenza dei vertici di Bpm, sottoposti periodicamente a turnover vorticosi. E oggi sulla trottola c’è il simpatico Ponzellini.
Sed de minimis non curat praetor. Su ben altri temi si affissa la sua visione acuta. Se vogliamo capire come sta per girare il vento della politica, a Roma e magari anche a Pontida e zone limitrofe del Nord, prepariamoci all’esegesi del Ponzellini-pensiero.