Una grande opera di importanza storica che questa nazione salverà.
Per la grande opera tutti i sudditi in città grideranno viva sua maestà.
Una grande opera macchina economica che i massoni rifocillerà.
E’ la grande opera, stupido chi sciopera, quante bastonate prenderà.
Caparezza, La Grande Opera
Quello che è accaduto in Val di Susa è incredibile e sconcertante ma è, anche, storia vecchia, un terribile déjà-vu: lo abbiamo visto a Genova, a Chiaiano e a Terzigno, aRomacon gli Aquilani, e coi pastori sardi a Civitavecchia.
E, non è un caso, come scrive Salvatore Cannavò sul Fatto Quotidiano, che l’ex capo della Digos di Genova ai tempi del controvertice, Spartaco Mortola, sia stato appena nominato dirigente del compartimento Polfer di Torino, nonostante una condanna in secondo grado, in particolare tre anni e 8 mesi per l’irruzione alla scuola Diaz e a un anno e due mesi per l’induzione alla falsa testimonianza dell’allora questore di Genova Francesco Colucci.
Decine di migliaia di persone, inermi, tra cui amministratori, sindaci, casalinghe, studenti, pensionati, e, sicuramente NON estremisti, NON violenti o addirittura terroristi globali (come qualcuno vorrebbe farci credere), che si oppongono ad un’opera inutile, vecchia, devastante e in odore d’infiltrazioni mafiose, sono state brutalmente represse, da 2000 uomini delle forze dell’ordine, con idranti, lacrimogeni e manganelli.
Insomma, chi oggi, in Italia, esprime il suo dissenso contro il sistema, contro lo sfruttamento e la violenza perpetrata ai danni del proprio territorio, con ragioni scientificamente documentate, e chiede, semplicemente, di essere ascoltato, di avere un confronto vero, in cambio riceve insulti, l’accusa di voler fermare il progresso, di non rispettare le regole, e inevitabilmente vede usare nei suoi confronti la forza.
E, quanto accade, come afferma Sonia Alfano, parlamentare europea e membro della commissione “LIBE”, viola palesemente la Convenzione di Aarhus, ratificata con decisione del Consiglio 2005/370/CE, che stabilisce i principi della partecipazione dei cittadini al processo decisionale anche e soprattutto quando si tratta di grandi opere sul territorio”.
Ma, si sa bene, che la casta è sorda, cieca e crudele.
Il Paese va “lentamente” alla bancarotta e le oligarchie politiche ed economiche continuano ad infliggere alle popolazioni e alle istituzioni locali scelte non condivise, e la rapina dei “beni comuni” con la forza.
In tempi, di crisi economica globale si continuano a promuovere opere costosissime e dissipative, che si sa perfettamente quale cricca andranno ad arricchire, e si fanno “prove tecniche di Grecia“
Mentre scrivo queste righe, penso, però, anche a un altro tipo di violenza che si sta perpetrando ai nostri danni: il tentativo di censura della Rete.
Più precisamente, l’AGCOM si appresta a stringere le cesoie sulla rete con l’attuazione della nuova disciplina sull’enforcement dei diritti d’autore online.
Ma, per usare le parole di Guido Scorza, (Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione ), la Rete – e lo stanno dimostrando in queste ore i fatti della Val di Susa – è ormai divenuta lo spazio pubblico per eccellenza nel quale ciascuno ha, finalmente, la possibilità di incidere sui processi democratici del Paese.
La Rete è nostra.
Difendiamone la libertà.