La morte del generale Abdel Fatah Younis, comandante in capo delle forze ribelli che lottano in Libia nel tentativo di rovesciare il regime di Gheddafi, riaccende il dibattito di polemiche e bilanci tutt’altro che rosei sull’opportunità e l’efficacia dell’intervento militare deciso dalla NATO. Ma se la politica si dibatte tra mille interrogativi per le forze dell’Alleanza Atlantica impegnate sul campo è solo un’altra giornata di missioni sul mare e nell’aria.
La morte di Younis contribuisce a tingere di giallo un conflitto che per l’Alleanza Atlantica rischia di rivelarsi un cul de sac, contribuendo a compromettere una situazione già precaria. Sono due le ipotesi avanzate sul sito web della rivoluzione libica. La prima ipotizza che dietro all’uccisione ci sia la mano dei mercenari di Gheddafi, desideroso di sferrare il colpo decisivo ai ribelli privandoli della loro principale guida militare. La seconda avanza invece l’ipotesi di un “regolamento di conti” interno alla rivoluzione, con i vertici del Cnt come mandanti dell’assassinio di un personaggio “scomodo” tanto per essere uno degli ex fedelissimi del Colonnello quanto per essersi trovato al centro di voci insistenti circa presunte trattative con il regime, intavolate lo scorso 4 luglio durante un meeting che avrebbe avuto luogo a Roma. Notizia, quest’ultima, categoricamente smentita dalla Farnesina.
Ma la morte di Fatah Younis non interrompe la rigida tabella di marcia delle forze NATO, che dal mare e dal cielo non interrompono le azioni di interdizione ai danni dell’esercito lealista. Ed è lo stesso per i nostri militari impegnati nelle difficili operazioni finalizzate a garantire la sicurezza della popolazione civile. Gli assetti aerei e navali italiani messi a disposizione della NATO per l’operazione “Unified Protector” proseguono infatti le missioni assegnate per l’imposizione della No Fly Zone e dell’embargo navale contro il regime del Colonnello.
Nell’ultima settimana sono state effettuate ben 31 missioni aeree. Ad alzarsi in volo sono stati i cacciabombardieri Tornado, i caccia multiruolo F16 Falcon, e gli aerorifornitori KC 130 J, KC 767 e B767, in organico all’Aeronautica Militare. Dal 25 luglio, partecipano alle operazioni anche i caccia leggeri AMX in forza al 32° Stormo di Amendola.
Ma l’apporto alla missione delle nostre forze armate arriva anche dal mare. Il dispositivo della Marina Militare impegnato nell’operazione di Embargo Navale è assicurato dalla nave San Giusto, l’unità di assalto anfibio che dal 26 luglio ha sostituito la portaeromobili Giuseppe Garibaldi, e dalla fregata Euro, un’unità missilistica che carica a bordo anche due elicotteri Agusta Bell AB212ASW, entrambe reduci dal Golfo Persico.