« La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale ».
(attribuito ad Amnesty International)
A 10 anni di distanza, è molto difficile parlare, senza rabbia e soprattutto senza retorica, degli avvenimenti di Genova.
Purtroppo, le immagini di Carlo morto disteso a terra, della “macelleria messicana” alla Scuola sono ancora vive nella memoria di tutti.
Al Vertice G8 di Genova, erano state annunciate le proteste dal movimento ‘no global’ italiano, il Genoa Social Forum, un’ aggregazione di movimenti, partiti e società civile che contestava fortemente la globalizzazione capitalista e che al centro, aveva la battaglia contro le fabbriche d’armi, per la cancellazione del debito, per la ‘Tobin tax’, la tassa sulle transazioni valutarie.
Che, per una “globalizzazione dei diritti“, contestava anche delle istituzioni illegittime come la WTO [World Trade Organization] al G8, che nessuno aveva eletto per governare il mondo.
Che era contro le politiche della banca mondiale del Fondo Monetario Internazionale, funzionanti come società per azioni.
E, considerando la grave crisi economica che attanaglia oggi il mondo e la catastrofe umanitaria in atto nel Corno d’Africa, è evidente che non si trattava di istanze sbagliate.
Inizialmente, il clima era pacifico e nulla faceva pensare a uno scontro, ma di lì a poco il capoluogo ligure sarebbe diventato teatro di una guerriglia urbana senza precedenti.
Questa spirale di violenza e di odio, si sarebbe conclusa con un bilancio drammatico: la morte di un ragazzo, più di mille feriti, danni per 50 miliardi di lire, 250 arrestati, innumerevoli inchieste e processi, soprattutto sui maltrattamenti compiuti sia durante le manifestazioni che nella scuola Diaz (usata come dormitorio per i manifestanti e come centro stampa del Genoa Social Forum) e nella caserma militare di Bolzaneto, che le autorità avevano adibito a carcere provvisorio.
Per Amnesty International, l’impunità per le violazioni commesse durante il G8 di Genova del 2001 dalle forze di polizia è una «macchia intollerabile» nella storia dei diritti umani in Italia.
Infatti, l’omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato e nonostante i processi che si sono celebrati abbiano rivelato le pesanti e gravi responsabilità delle catene di comando, il terzo grado di giudizio ritarda, e si punta alla prescrizione, ma soprattutto non hanno fatto ritardo le promozioni, ai gradi più alti.
E, sempre Amnesty, accusa l’Italia di non aver mai condotto un’inchiesta indipendente, approfondita ed efficace sulle operazioni di polizia condotte durante il G8 di Genova.
Ma, naturalmente, non “si è voluto indagare” sulle responsabilità politiche ed è stata una scelta “bipartisan” e, questo è altrettanto grave, perché come ha affermato Giuliano Giuliani, rafforzare l’impunità dei responsabili di una condotta violentemente repressiva delle forze dell’ordine significa indebolire le “garanzie democratiche“.