Fa caldo, in Afghanistan, anche se a far salire la colonnina di mercurio non sono certo le temperature atmosferiche. Il meteo racconta una Kabul dal clima mite, 18 gradi appena, ma è il solo. E non è certo per concedersi un weekend di villeggiatura che il capo di stato maggiore delle forze armate USA è volato in tutto fretta verso la capitale afghana per un sopralluogo così inatteso da somigliare più a un blitz.
A riscaldare il campo è la recrudescenza dell’offensiva scatenata dagli “insurgent” contro il contingente dell’ISAF, l’International Security Assistance Force della NATO, che schiera sul campo oltre 130mila soldati, dei quali 90mila statunitensi. Per questo l’ammiraglio Mike Mullen, ha deciso di effettuare oggi una visita a sorpresa concentrandosi nella parte meridionale dell’Afghanistan, dove in questi ultimi giorni si combatte con maggiore accanimento. Ed è proprio nel sud che si trovano due dei tre settori a comando americano, il Regional Command South e il Regional Command South West.
Ai giornalisti Mullen ha dichiarato che “l’incremento della violenza era atteso”, ma che tuttavia “è difficile valutare l’impatto che esso avrà sulla solidità delle amministrazioni locali”. L’ammiraglio Mullen ha poi aggiunto che durante la sua visita intratterrà colloqui con i massimi responsabili afghani per esaminare l’offensiva degli insorti in corso in particolare nel sud del paese, dove cui sono state uccise numerose personalità delle province di Kandahar e Uruzgan.
Sempre nel sud-est, nella provincia di Paktia, l’esplosione improvvisa di una mina ha causato ieri la morte di dieci persone, fra cui sette soldati afghani, due militari ISAF e un interprete. Secondo il vice governatore della provincia, Abdul Rahman Mangal, il reparto militare a componente mista stava cercando di disinnescare un ordigno nel villaggio di Gogar, del distretto di Zurmat, quando è avvenuta l’esplosione.
Se però nel quadrante meridionale afghano l’allarme resta alto, non va meglio nel resto del paese, compreso il Regional Command West a guida italiana, dove lunedì scorso il caporalmaggiore David Tobini, in forza al 183° Reggimento “Nembo”, della Brigata Paracadutisti “Folgore”, ha perso la vita in uno scontro a fuoco con elementi degli insorti. Un lutto che ancora una volta ha riaperto dibattiti e polemiche trasversali circa l’ipotesi del ritiro.
Ma l’Italia continuerà a fare la propria parte, così come ha ribadito stamani il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti: “E’ legittimo discutere differenti valutazioni sull’opportunità di partecipare ad una missione internazionale, nel momento in cui viene decisa” ha dichiarato. “Ma, quando la decisione è stata presa, è irresponsabile pensare di uscirne in modo unilaterale, senza tener conto dei sacrifici già pagati, della responsabilità verso gli altri paesi impegnati insieme a noi, della necessità di raggiungere gli obiettivi fissati. Ciò – ha concluso Chiti – non sarebbe degno di un grande Paese come è l’Italia”